Giornata storica per i fedeli di Villa Convento che ricordano oggi il 90esimo anniversario del riconoscimento civile della locale parrocchia.
Un evento fortemente voluto dal parroco don Gianni Ratta perché consente all’intera comunità di fare memoria della propria storia di fede. Era infatti il 1929, durante il pontificato di Pio XI (Achille Ratti, 1857-1939) e l’episcopato di mons. Alberto Costa (1873-1950) quando la parrocchia della frazione leccese, già eretta canonicamente il 19 agosto 1922 dal vescovo Gennaro Trama (1856-1927), giungeva ad essere finalmente riconosciuta anche in ambito civile, stando agli accordi allora in vigore fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Quell’atto, che concludeva il lungo iter necessario per l’esistenza della parrocchia fialùra, segnò l’inizio di un nuovo capitolo nelle vicende di Villa Convento. Com’è noto, il primo parroco della frazione fu il novolese don Giuseppe de Luca (1878-1959) cui oggi è dedicata la piazza antistante al luogo di culto. Una chiesa che avrebbe visto poi avvicendarsi don Vito Miglietta, l’indimenticabile don Enzo Palomba e, in tempi a noi più prossimi, don Mario Pezzuto, don Bruno Spagnolo e don Massimiliano Mazzotta. Una chiesa che comunque conserva scritta tra le proprie mura una lunga storia.
Intorno alla metà del XVI sec. il casale sorto quasi alle porte di Lecce conservava ancora il nome, tutto bizantino, di Sant’Onofrio. A questo santo era forse dedicato l’antico oratorio che, con lo scorrere dei secoli, sarebbe divenuto dapprima la chiesa dell’annesso convento domenicano e poi la cappella gentilizia e sepolcrale della famiglia novolese de’ Mattei, feudataria della zona e legata da strettissimi vincoli di amicizia con il gesuita San Bernardino Realino (1530-1616). I frati tuttavia sarebbero stati scacciati in seguito alle leggi eversive dell’Ottocento mentre la cappella avrebbe subito, nel corso del tempo, molteplici rimaneggiamenti capaci di mutarla del tutto sul piano architettonico. La remota devozione per Sant’Onofrio, anacoreta egiziano del V sec., probabilmente venne assimilata e poi eclissata da quella per Sant’Antonio abate, oggi venerato come patrono della comunità.
Ciononostante, al momento della fondazione, la parrocchia venne intitolata alla Vergine del Buon Consiglio e così anche a Villa Convento mise radici una devozione antichissima. Misteriose e quasi avvolte in un alone di leggenda sono infatti le origini della stupenda iconografia della Mater Boni Consilii, che vede Maria ed il Bambino stringersi in un tenero abbraccio mentre, alle loro spalle, un anello simboleggia forse la loro intima ed eterna unione. La tradizione racconta che questa sacra immagine era custodita nella città di Scutari, la roccaforte cristiana albanese. Lì, intorno alla metà del XV sec., era veneratissima dal popolo e soprattutto dal suo valoroso condottiero, Castriota Skanderbeg (1405-1468), detto “l’Atleta di Cristo”, che per tutta la vita lottò per difendere il proprio paese dall’invasione islamica. Nel 1467, due eroici guerrieri del suo esercito, tali Georgis e De Sclavis, mentre erano raccolti in preghiera ai piedi della bella icona, la videro staccarsi dalle mura e come involarsi verso l’Adriatico. Rapiti in estasi decisero istintivamente di seguirla ed ecco si ritrovarono a Genazzano, nei pressi di Roma, dove l’immagine della Vergine si fermò, fissandovi la sua nuova dimora. Là sarebbe poi sorto l’elegante santuario dei Padri Agostiniani che, ancora oggi, conserva, come un prezioso tesoro, il santo dipinto e che ne avrebbe diffuso il culto in tutto il modo.
Tra i devoti della Madre del Buon Consiglio è doveroso citare almeno i nomi di San Luigi Gonzaga (1568-1591), Sant’Alfonso de’ Liguori (1696-1787) e San Luigi Orione (1872-1940). Essa venne molto amata anche da diversi pontefici come Clemente XI (Giovanni Francesco Albani, un papa di lontane origini albanesi, 1649-1721), Benedetto XIV (Prospero Lambertini, 1675-1758) e Pio VI (Giannangelo Braschi, 1717-1799). Il devoto più zelante fu però Leone XIII (Gioacchino Pecci, 1818-1903) che aggiunse alle litanie lauretane l’invocazione “Mater Boni Consilii ora pro nobis” ed ideò lo scapolare bianco che viene indossato dai fedeli che si consacrano a questo specifico titolo di Maria. Proprio per ricordare lo stretto legame tra il culto e la sede di Pietro, lo scapolare reca sul fronte la figura della Madonna col Bambino e sul retro le chiavi e la tiara papale corredate dall’iscrizione “Figlio, segui il suo consiglio!”.
I fedeli di Villa Convento, in un certo senso eredi di tali vicende, si sono preparati al solenne appuntamento con diverse giornate di preghiera, adorazione eucaristica ed assemblee sul magistero papale. A concludere la ricorrenza, domani 29 settembre, sarà la messa celebrata da mons. Cristoforo Palmieri, vescovo emerito di Rreshen in Albania.