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“L’anima mia magnifica il Signore... perché ha guardato la semplicità della sua serva e ha compiuto meraviglie...”.

 

 

Sono le parole della Vergine Madre che nel farsi prossima alla cugina Elisabetta esprime la trepidante consapevolezza di essere il tramite scelto da Dio per donare al mondo la salvezza, il Dio con noi, l’Emmanuele.

Sono le parole che oggi canta la comunità parrocchiale di Santa Maria delle Grazie in Santa Rosa nel 60° anniversario della consacrazione della chiesa parrocchiale. Celebrazione che felicemente coincide con la festa dei 90 anni del suo primo parroco, il card. Salvatore De Giorgi che questa sera presiederà la santa messa.

L’anima della comunità magnifica il Signore per quanto attraverso l’impegno di sacerdoti ha compiuto con e per quella porzione di popolo le cui case sono state costruite intorno alla chiesa e che sempre hanno guardato alla chiesa, appositamente realizzate su un livello più alto rispetto alla piazza antistante e alle strade ad essa confluenti, come alla casa abitata dal Signore e nella quale, in modo speciale, il Signore raccoglie e si prende cura dei suoi figli.

“L’anima mia magnifica il Signore…” sono le parole che evocano una storia di Chiesa, il volto della Chiesa popolo di Dio, santo, sacerdotale, profetico e regale che il Concilio Vaticano II ha dispiegato e proposto come progetto da realizzare per essere luce e speranza delle genti.

E la storia della comunità si è costruita su questi tre pilastri: le celebrazioni sacramentali quale esperienza costante dell’opera santificatrice di Dio che ci chiama a santificare il mondo attraverso  l’impegno della profezia che si fa annuncio del vangelo dell'amore attraverso l’impegno regale della carità operosa, costante e verso tutti.

È questa la storia della comunità di Santa Rosa che nella poliedricità e nella ricchezza delle esperienze, dei gruppi, delle associazioni, dei movimenti delle persone di buona volontà, nel tempo che l’hanno resa uno splendido mosaico.

L’Azione cattolica, la comunità-Chiesa domestica, l’Agesci, le comunità neocatecumenali e poi ancora il Gruppo delle vedove, l’Apostolato della preghiera, il Gruppo di preghiera di Padre Pio, la Fratres, gli operatori della Caritas parrocchiale, le catechiste, i ministri istituiti… quante storie personali e di gruppo. Quanta storia hanno realizzato ciascuno per la sua parte e tutti quanti insieme. Quanti frutti belli sono stati i progetti realizzati, anche con fatica e sofferenza nascoste, sempre in favore dei poveri, nel quartiere, nella città, nel mondo. Basti ricordare il progetto Gemma in favore delle madri in difficoltà,  il gemellaggio con un villaggio del Rwanda, il Centro Matteo 25, il servizio dell’Unitalsi e oggi, la mensa per i poveri.

Quanti frutti belli sono diventati dono di grazia nelle ordinazioni sacerdotali di don Pantaleodon Gino, don Vito, don Gabriele Morello, nell’ordinazione di uno dei primi diaconi permanenti della nostra diocesi, don Enzo Ria, e, in particolare, nella consacrazione episcopale di don Salvatore prima e don Vito poi.

“L’anima mia magnifica il Signore”, sono le parole che non possono rimandare solo ad uno splendido mosaico ma sono le parole che segnano l’inizio dell’impegno concreto di Maria al servizio della cugina Elisabetta, al servizio di quella umanità della quale sotto la croce è divenuta Madre di grazia. Sono le parole che da subito ci rimandano all’impegno di portare noi a compimento quella storia di salvezza che attraverso 60 anni il Signore ha solo cominciato a realizzare. Ci aiutino in questo la Madre di tutte le grazie e Santa Rosa da Lima.

 

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