La prima cosa che si fa con la diversità è allontanarla. Se non riusciamo ad accettare la presenza di valori confliggenti dentro di noi, non riusciremo mai ad accettare il diverso negli altri. Cosa succede però se l'estraneo e il diverso sono in “mio figlio? in un mio genitore? in un mio parente o amico?”
La Via Crucis di domani 26 febbraio guidata da mons. Cristoforo Palmieri, vescovo emerito della diocesi di Rrëshen (Albania), presso la parrocchia Santa Maria dell’Idria a Lecce alle 18,45, vuole essere tutta speciale: una meditazione a brevi riflessioni, che attualizzano un pensiero tra i tanti scritti dal grande matematico, filosofo e teologo Blaise Pascal "Cristo sarà in agonia fino alla fine del mondo”.
Le riflessioni che ne attualizzano la tragica realtà e che siamo chiamati a meditare, a pregare e ad impegnarci per rendere meno dolorose le sofferenze di una reale agonia vissuta dal Cristo, le troviamo ancora oggi, nel volto di chi soffre. Quest’ ultime sono ricavate da un dialogo immaginato tra un sacerdote e un "Cristo rotto" che un giorno, il sacerdote, vide in un antiquariato tra opere d'arte, sculture e quadri vari... e dal quale fu toccato al punto da volerlo acquistare e restaurare...
Sarà quindi una meditazione sulla Via Crucis dei tanti fratelli ancora inchiodati alla croce dei loro dolori... riflessioni e preghiere per restaurare il "Cristo rotto" di coloro che, ancora oggi, portano sul proprio corpo le tante menomazioni fisiche che il solo al volerle guardare, fanno rivolgere altrove lo sguardo.
Il messaggio di mons. Palmieri, è che: “sebbene il mio orecchio, da figlio del Santo dei poveri, San Vincenzo de Paoli, dovrebbe essersi ben sintonizzato con tale pressante voce, per i tanti anni che l'ascolta, non solo faccio ancora fatica a percepirla, ma meno ancora si rende abile a coglierla nella realtà della vita vissuta, e ancor meno essere capace di trasfonderla nel cuore dei fratelli e delle sorelle cui è stato mandato a farla risuonare e vivere, nei vari posti di missione cui mi ha inviato. E per non stare, per non vivere invano tra voi, con quanto ho pensato e trasmesso, nel passato, ho tentato di farlo ancora una volta perché anche voi ne prendeste coscienza e ve ne faceste carico, visto che, come ricorderemo nella meditazione: "Cristo è, e sarà, in agonia fino alla fine del mondo nei volti sfigurati dei poveri come Egli stesso ci aveva detto.” - e continua, “Basterà tendere le orecchie, aprire gli occhi, sin dal mattino, ogni mattina, come discepoli attenti, e sentiremo, ci accorgeremo delle tante voci che giungono fino a noi dalle tragedie che si consumano nel mondo e a volte nel nostro stesso palazzo, nella porta dirimpetto, negli orti degli ulivi nascosti nel cuore di quanti ci sono a fianco, e che gridano, il più delle volte inascoltati: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’ e si finisce così col morire spesso nell'indifferenza di noi, di chi non vuol vedere, di chi non vuol sentire.”