Un momento intenso, con il vivo cordoglio per i familiari e con l'emozionata partecipazione di numerosi giornalisti: la celebrazione presieduta dall’arcivescovo mons. Michele Seccia, nella maestosa chiesa leccese di Sant'Irene, ha proposto la figura ed il valore della testimonianza di Renato Moro, in occasione dell’ottavo della morte del caporedattore centrale di Quotidiano.
Il presule leccese ha voluto esprimere pubblicamente il comune e cordiale riconoscimento per il suo appassionato e perspicace servizio offerto al Salento, per cui egli è stato capace di rileggere nel profondo la realtà locale con la sua spiccata sensibilità per la comunicazione sociale e l’archeologia.
La liturgia, preceduta da un saluto di don Antonio Murrone, è stata, così, una pregnante occasione per riflettere individualmente e comunitariamente, sull’alta professionalità e l’impegnativa testimonianza civile dello scomparso, oltre che sul ruolo del giornalista oggi, e nella nostra terra in particolare.
Renato Moro, testimoniando in questi anni il suo profondo amore per il nostro territorio, la capacità di attenta lettura critica delle diverse situazioni, il solerte impegno per il progresso della nostra terra, ricca di fascinazione per l’imponente splendore culturale e nello stesso tempo provata da bizantina e atavica rassegnazione, si inserisce da protagonista nella storia del giornalismo salentino, scritta da una serie di figure altamente qualificate per la loro maestria ed il loro apporto allo sviluppo culturale e sociale della Puglia.
Egli si è impegnato da maestro nel potenziamento di una stampa locale, che, mezzo secolo fa, quando era ragazzo, registrava sia la chiusura dell’unico quotidiano salentino, il Corriere de Mezzogiorno (1967) sia l’emigrazione al Nord di tanti aspiranti giornalisti spesso costretti ad emigrare al Nord, mentre il radicale mutamento dei media si avviava sempre più rapidamente verso l’attuale civiltà digitale.
Ora, mentre amici, colleghi e lettori gli esprimono profonda gratitudine, le battaglie civili e professionali che ha coraggiosamente compiuto per l’emancipazione del Salento coinvolgono ulteriormente gli operatori socioculturali e l’intera Comunità: un autore ha scritto che il modo migliorare per onorare un defunto è proprio imitarne le virtù.