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I propilei ritornano nel loro splendore a dare il benvenuto ai fedeli e ai turisti che entrano nel Cortile del vescovado di Lecce, oggi noto a tutti come Piazza Duomo.

 

 

 

I propilei sono quelle statue che si trovano là dove un tempo un vero cancello separava la città con la sua vita e i suoi riti dalla chiesa con i suoi riti e le sue liturgie, quasi una cesura netta tra fano e pro-fano. Sei statue volute dal vescovo Sozy Carafa e realizzate dall’architetto Emanuele Manieri poco dopo la metà del XVIII secolo per dare il giusto colpo di teatro a chi si trovava improvvisamente di fronte allo spettacolo della piazza, rinata in quel periodo con i festanti giochi artistici del barocco.

È stato proprio in seguito alla vittoria di Lepanto (1571) e sotto l’impulso della riforma tridentina che Lecce, liberatasi dal “mamma li turchi”, viene invasa dagli ordini religiosi che arricchiscono la città con i loro monasteri e le loro chiese. Ma anche il clero diocesano cerca di non essere da meno ed ecco il duomo con la sua nuova facciata scenografica, rivolta verso l’ingresso, il campanile che viene spostato dall’angolo della cattedrale sul lato sinistro della piazza e lo smantellamento delle botteghe artigiane sulla destra per lasciare il posto al seminario, tanto voluto proprio dal Concilio di Trento.

Allora la piazza si chiude con dei guardiani d’eccezione, sei statue di Dottori della Chiesa non meglio identificati che vegliano con il loro insegnamento, con i loro libri e la loro frusta, sull’unica piazza con un solo ingresso. Ai loro piedi due scritte in latino così tradotte: “La soglia chiusa dai sacri bastioni è più adatta al più libero e protetto accesso” (entrando sulla destra), e “È stato aperto un accesso più libero ed elegante del tempio principale decorandone gli atrii” (sulla sinistra). Libertà ed eleganza le si ritrovavano, si racconta, anche quell’orologio elettrico sincronizzato di mons. Candido che ornava il portone di ingresso alla piazza. Ed è proprio la piazza che nei primi giorni di novembre ospitava il Paniere del vescovo, una vera e propria fiera dove gli artigiani vendevano i propri prodotti.

Ultimamente la condizione dei propilei non era ottimale. “Il restauro si è reso necessario - ha detto l’architetto Giorgio Rizzo, progettista dell’intervento di restauro e direttore dell’ufficio per i beni culturali della diocesi - visto lo stato in cui versava l’ingresso alla piazza. Non era decoroso lo spettacolo che si presentava agli occhi dei fedeli e dei turisti. I licheni nel tempo avevano ‘oscurato’  la bellezza dell’opera”.

Dopo mesi di lavoro di restauro i propilei si presentano alla città e alla piazza con il vestito nuovo. I lavori, realizzati - su commissione dell’arcivescovo Michele Seccia - dalla ditta Nicolì e sotto la supervisione della Sovrintendenza dei Beni Culturali, hanno comportato la pulizia dai licheni di tutto il complesso, il consolidamento della pietra leccese, reintegrando, ove necessario, quelle parti distaccate per il tempo e le intemperie.

Foto di Arturo Caprioli

 

 

 

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