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Il dolore di una comunità racchiuso tra le mura di una chiesa. Troppo piccola per contenere il lutto, insufficiente ad accogliere anche la vicinanza solidale e affettuosa di una città intera.

È l’istantanea scattata a Melendugno di un evento tragico accaduto nei giorni della Pasqua in una comunità già colpita recentemente da drammi simili: morire a 24 anni in un incidente stradale taglia le gambe della speranza ai genitori, ai familiari, agli amici, a chi resta sopraffatto dalle lacrime.

Amministrazione comunale al gran completo insieme a tanta gente presente in silenzioso raccoglimento al rito officiato dal parroco don Salvatore Scardino cui ha concelebrato anche don Cosimo Marullo, amministratore parrocchiale nella vicina Borgagne. Al corteo che si è mosso dalla casa di Serena Nahi - la cui salma è stata portata a spalla fino alla chiesa matrice - una folla di amici e conoscenti giunti anche da Vernole, paese originario della mamma.

Un tributo speciale dagli amici del bar Aurora, il locale assiduamente frequentato dalla ragazza, al passaggio del feretro tappezzato di striscioni, di foto e di palloncini bianchi.

“È un momento difficile - ha esordito don Salvatore Scardino, parroco di Melendugno nell’omelia durante il rito delle esequie della giovane Serena Nahi - perché siamo di fronte ad un mistero grande, quello della morte della nostra cara Anna Serena, e inutilmente cercheremmo una spiegazione, una logica: siamo nella condizione di non poter soddisfare questo desiderio che potrebbe pacificare il nostro cuore, mentre dobbiamo rimanere in silenzio, senza sprecare inutili parole e accettare di stare in questa condizione”.

“È un momento difficile - il suo pensiero va subito ai genitori di Serena - perché vorremmo dire a Oronzo parole che possano arrivare dentro il suo cuore di padre e alla mamma Tiziana, straziati dal dolore e invece balbettiamo appena qualche espressione di consolazione”.

“La Parola di Dio - ha sottolineato il parroco commentando le letture scelte - che abbiamo ascoltato è la Parola che Dio ha per noi oggi, l’accogliamo come tale, come aiuto a stare in questa fatica e dolore con la dignità dei figli di Dio. Non è che la parola di Dio, o la fede, ci renda più facile capire, piuttosto ci aiuta a guardare la nostra vita, e la vita di Anna Serena e anche la sua morte, con uno sguardo e un pensiero che ci fa domandare: ‘come vede il Signore la vita e la morte di Anna Serena?’. Per noi è importante perché ci permette di uscire dal facile moralismo, dalle semplificazioni e dalle visioni unilaterali che in genere abbiamo del tempo e delle persone”.

“Non si poteva non volergli bene - ha proseguito don Salvatore - per i suoi occhi svegli, per il suo bel sorriso, per la sua capacità di leggere con ironia la vita. La sapienza della liturgia cristiana ci aiuta a uscire da questa condizione che rischia di farci avvitare su noi stessi, permettendoci di guardare con una fede pacata alla morte della nostra Anna Serena. Sì, anch’io sono certo che il Signore Dio soffocherà il singhiozzo di Anna Serena, che fra le sue braccia l’Eterno accoglierà la sua fatica di stare al mondo e di accettarne le inevitabili frustrazioni e insuccessi. È questa la nostra speranza ed è per questo che siamo qui: con il nostro affetto e il nostro impegno non siamo riusciti a vincere il male di vivere, ma la nostra vita e la nostra morte, come la vita e la morte di Anna Serena, non sono indifferenti per Dio, e noi qui continuiamo a riannodare i fili antichi e nuovi che la storia ci propone per cercare di inventare ogni giorno la speranza. Quella speranza per cui nulla va perduto della nostra vita: nessun frammento di bontà e di bellezza, nessun sacrificio per quanto nascosto e ignorato, nessuna lacrima e nessuna amicizia. Nulla va perduto”.

Poi, prima di concludere la sua meditazione, ha voluto ricordare le parole di un santo vescovo, don Tonino Bello, che in occasione di un funerale di una giovane vita drammaticamente strappata all’affetto dei suoi cari co sì si espresse: “Povere parole umane! Che cosa possano mai significare di fronte alla tragica realtà di questa bara, al di là di una condoglianza stereotipata, al di là di un'espressione cordiale d'impotente compassione? Ma se le parole degli uomini si frantumano in fredde sillabe prive di vigore, le parole di Dio hanno il sovrumano potere di alleggerire il peso di ogni sconfinato tormento e di illuminare di gioia anche il mistero della morte”.

 

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