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Questa sera 24 marzo, alle 20,30, presso la chiesa del Sacro Cuore di Monteroni di Lecce, trentacinque figuranti si alterneranno e si succederanno nel raccontare la storia degli ultimi momenti prima del compimento della missione per cui il Cristo è sceso in terra.

 

 

La Passione vivente racchiude in alcuni momenti salienti i giorni cruciali - in tutti i sensi - attorno a cui ruota il tempo e la storia. Nel tempo e nella storia conserva intatto il suo fascino.

Le Laude di Jacopone da Todi con il loro struggente grido: «Donna de Paradiso, lo tuo Figliolo è priso, Jesu Cristo beato…» segnano la traccia e i dialoghi attorno a cui, reinterpretati dalle pagine del vangelo, prendono corpo e figura i vari personaggi del triduo pasquale, mentre si sviluppa il dramma dell’Uomo della Croce e si prepara la notte che un antico inno pasquale canta come notte in cui «morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello…».

A Monteroni, la Passione vivente è un appuntamento abbastanza consolidato nel tempo, interrotto solo dall’emergenza pandemica. Così anche quest’anno il coro parrocchiale degli adulti si è cimentato nella nobile arte teatrale, arricchita e completata dai canti in un clima di emozione che, anche senza forzare, invita alla preghiera.

La cena pasquale, l’ultima di Gesù con i dodici, Giuda tradisce, Pietro rinnega, Giacomo e Giovanni stanchi e assonnati nel Getsemani, sotto la croce la Maddalena, poi sarà anche la prima a riconoscere, tra le lacrime, il Risorto. Ad essi si aggiungono Claudia e il Centurione Romano. Ad alcune donne il compito di interpretare le figure angeliche, per un annuncio che valica i confini dell’umano.

Al giovane Gioele Agrimi il compito di gestire l’aspetto tecnologico, con l’audio adatto a sostenere i dialoghi e le luce alternate e soffuse per favorire non solo lo sviluppo del momento recitativo, ma anche per coinvolgere i presenti nei passaggi e nei momenti salienti attraverso la luce e il buio e le tecniche di chiaroscuro, così che essi stessi potranno sentirsi parte in causa, in un abbraccio ideale che raggiunga idealmente ciascuno con la sua storia e la sua croce. Potrà forse sembrare meno faticoso levare al cielo una preghiera o affidare l’emozione più profonda a una lacrima, segno indicativo e significativo nel silenzio dell’ascolto. La regia è affidata a Caterina Civino, già autrice di altre opere simili.

Così si esprime: “Quante volte ci siamo chiesti: Dio, cosa vuoi da me? Una è la risposta, più semplice di quanto noi crediamo: vivere ogni giorno come un dono, accettare i dolori, accogliere le gioie, camminare insieme ai nostri fratelli, amare sempre. Vivere qui ed ora. ‘Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri’. La fede non è un insieme di regole vuote da seguire pedissequamente, la fede è la vita di tutti i giorni, è in una madre che cresce i propri figli, è nei giovani che inseguono i loro sogni, è negli anziani che amano la vita. La fede siamo noi e noi siamo di Dio, uniti, fratelli e sorelle”.

Riecheggiano le parole di alcuni canti che accompagnano la liturgia, perché essa ha senso solo se è espressione di vita. Appuntamento allora alle 20:30, per vivere insieme un momento di riflessione e di raccoglimento e aprire al meglio la Settimana Santa.

 

 

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