Tanti fedeli e tanti sacerdoti hanno preso parte al rito funebre presieduto dall’arcivescovo Michele Seccia, per volgere a don Franco Frassanito nella fede della resurrezione finale, l’ultimo saluto della Chiesa di Lecce e della città di Novoli.
“La liturgia che qui celebriamo - ha detto l’arcivescovo nell’omelia - è anticipazione della liturgia del cielo verso cui tutti siamo orientati e verso dove andiamo. Ogni presbitero annuncia questo orizzonte di speranza verso il Cielo: è quanto ha fatto don Franco. Questo annuncio di futuro don Franco lo ha creduto, prima di tutto”.
In ogni eucaristia - ha aggiunto - c’è questo annuncio: vale per tutti noi sacerdoti ogni volta che celebriamo. È annuncio forte e carico di speranza che don Franco con la sua semplicità ha proclamato sempre”.
Caro don Franco - ha concluso Seccia - dopo l’esperienza lunga degli anni di presbiterato entra nella liturgia del cielo e prendi parte al banchetto prefigurato dall’Apocalisse che Dio ha preparato per te. La gioia di un presbitero è invitare il popolo a lui affidato a diventare una sola cosa in Cristo Gesù. Caro don Franco, tu ci precedi lì dove giungeremo anche noi. Ti salutiamo ma sappiamo che sei ancora più vicino a noi con la tua invocazione presso Dio per la tua Chiesa e per la tua gente. Guardaci dal cielo e continua a pregare per noi”.
Da San Giovanni Rotondo è giunto anche il messaggio di mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo emerito di Lecce: “Mi unisco anch’io alla preghiera di suffragio della mia sempre amata Chiesa di Lecce per un sacerdote che ha saputo amarla e servirla con fedeltà e impegno. Questa mattina (ieri per chi legge ndr) nella celebrazione dell’eucaristia ho affidato il caro don Franco alla misericordia del Signore, invocando per lui l’intercessione della Beata Vergine Maria Regina e di San Pio da Pietrelcina. Ai familiari tutti, ai molti che hanno avuto in lui l’uomo di Dio che li ha guidati sulla strada del Vangelo, l’assicurazione della mia preghiera di suffragio. Il Signore della vita l’accolga nella sua casa e lo renda partecipe della ricompensa promessa agli operai del Vangelo”.
Prima del congedo le parrocchie Sant’Antonio Abate e Madonna del Pane, comunità che ha avuto don Franco come guida pastorale per ben 18 anni, ha voluto rivolgere a lui l’ultimo saluto attraverso le parole pronunciate, a nome di tutto il consiglio pastorale, da Antonio Soleti.
“Il cuore, ancora impersuaso e mesto - così ha esordito Soleti rivolgendosi al sacerdote defunto -, sente il bisogno di dirti quelle parole di commiato che non abbiamo potuto esprimerti nell’attimo della tua morte. Le mie parole vogliono dare voce al cordoglio di tutte le persone che ti hanno voluto bene; a me il compito di interpretare i sentimenti dell’intero consiglio pastorale delle parrocchie di Sant’Antonio Abate e Maria Ss. del Pane, sapientemente guidate dal parroco don Luigi con l’ausilio di don Carmelo e del diacono Antonio”.
“Il congedo da un sacerdote - ha proseguito - che ha condiviso con noi innanzitutto la fede, diviene momento privilegiato per professare la ‘nostra’ fede. Siamo qui per dire la nostra certezza di vivere oltre il tempo. Siamo qui per dire che tu, don Franco, vivi nel Signore. Siamo qui per dire la consapevolezza di un legame che sopravvive oltre la morte e ci dona di poter ancora dialogare con i nostri cari. I cristiani chiamano questo ‘comunione dei santi’. Siamo qui per dire che la vita del Signore risorto sarà la nostra vita. Questi istanti ‐ prima del saluto definitivo ‐ ci permettono di fissare nella memoria e nel cuore i tratti di quella persona cara che tu, don Franco, sei stata per tutti noi”.
“Oggi, noi, siamo qui per dirti arrivederci - continua così il messaggio -, non per sperticarci in improbabili elogi che, siamo certi, tu non gradiresti affatto. Siamo qui per salutare un amico, ringraziarlo, pregare per la santificazione della tua anima, tu che per più di mezzo secolo hai magnificato il Signore adempiendo al suo comando di pregare incessantemente, lodando Dio ed intercedendo per la salvezza del mondo. Noi oggi siamo qui per ricordare cosa ha significato la tua vocazione al sacerdozio e ringraziare il Padrone della messe per aver fatto dono alla sua chiesa di una guida, per molti anni, solerte e attenta e che, seppur tra gli affanni, le resistenze e le fisiologiche lentezze di ogni cammino, è rimasta persona umile, attenta al suo tempo e al suo spazio, senza mai alcuna fuga in avanti o ritardo; paziente della crescita degli altri e del tempo con cui Dio matura la storia; soprattutto uomo fedele al suo compito nonostante le immancabili difficoltà e delusioni. Pastore che ha conosciuto i bisogni del suo popolo ed ha nutrito la comunità cristiana con la sapienza e la dottrina del magistero, la predicazione e la celebrazione dei sacramenti.
“Noi continuiamo questo tratto di strada che il Signore vorrà ancora concederci - ha concluso il rappresentante della comunità parrocchiale -, ‘stola sulle spalle e grembiule ai fianchi’ (don Tonino Bello) sicuri che, come ci hai sempre ribadito, ‘tutto concorre al bene di coloro che amano Dio e che sono stati chiamati secondo il suo disegno’ (Rm 8,28). Con questi auspici ti accompagniamo sulla soglia di quell’oltre dove, anche noi, speriamo di tornare ad incontrarti godendo insieme della visione beatifica di Dio”.