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È passato un anno esatto dall’inizio della guerra in Ucraina e, quasi in contemporanea, si è conclusa per la comunità parrocchiale San Nicola e Mater Domini di Squinzano l’esperienza di accoglienza di alcuni profughi ucraini fuggiti dalla loro patria lo scorso mese di marzo 2022.

 

 

 

“Sembra ieri - racconta il parroco don Alessandro Scevola - quando la nostra comunità ha aperto le porte a sei donne e sedici bambini che hanno trovato piena accoglienza in 6 famiglie ospitanti. Non è stata un’accoglienza facile per tante ragioni, il problema della lingua, la cultura diversa, l’incapacità di comprendere bisogni e di curare ferite interiori…”.

Subito si attivò a Squinzano una rete di aiuto che ha coinvolto, oltre alle famiglie, alcune associazioni e soprattutto il mondo della scuola che ha aperto le porte ai bambini ucraini offrendo loro accoglienza, istruzione e protezione.

Nel corso dei mesi di quest’anno di guerra alcuni di loro avevano già fatto rientro in Polonia o alle loro case in Ucraina fortunatamente non distrutte dalla guerra. Era rimasto l’ultimo nucleo familiare che ha lasciato in questi giorni Squinzano per trovare accoglienza presso alcuni amici in Russia.

“Qualche giorno fa - continua don Alessandro - abbiamo avuto modo di salutarci nella canonica di Piazza San Nicola: tante le lacrime, tante le emozioni, tanta l'amarezza per una guerra che ancora non conosce tregua”.

“Il mio grazie profondo - sottolinea il parroco -, commosso e carico di stima va a tutte le famiglie ospitanti, alcune delle quali si sono prese cura di custodire la vita di queste tre donne e dei loro sei bambini non facendo mai mancare loro un tetto dove abitare, cibo, vestiario, lavoro, assistenza materiale e spirituale, conforto e amicizia. Solo Dio sa il bene che hanno fatto nel silenzio e dopo che si erano spenti i riflettori dell'emergenza. È stata una testimonianza straordinaria per me e per la nostra città di Squinzano”.

Gli ultimi sono partiti lo scorso 11 febbraio. Le spese del viaggio, 2mila euro in totale, sono state sostenute per il 60% dalla parrocchia e per il restante 40% dalle famiglie ospitanti. “È l'ultimo grande gesto di carità nei confronti di questi nostri amici ucraini - conclude don Scevola - che con la loro presenza e il loro vissuto carico di dolore e di paura ci hanno fatto aprire gli occhi sulla realtà di morte e distruzione presente a pochi passi da noi. Ringrazio di cuore tutti coloro che anche con piccoli gesti hanno contribuito alla nostra accoglienza”.

 

 

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