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Wanda Półtawska, è morta alle 23.30 di martedì 24 ottobre scorso e, come ha scritto Vatican news, si è spenta nell’orbita spirituale della memoria liturgica di San Giovanni Paolo II celebrata domenica scorsa. Giovanni Paolo II, la chiamava affettuosamente dusia, cioè sorellina.

 

 

Rinchiusa nel famigerato lager di Ravensbrück, Wanda con il numero 7709 è stata ridotta a cavia. Per studiare farmaci per i soldati al fronte, alle donne venivano provocate fratture e amputazioni. Ed erano sottoposte a ogni sorta di “sperimentazioni”, quasi sempre mortali.

Lei riuscì a sopravvivere pur portando dentro per sempre le atrocità vissute. Divenuta dottoressa fu decisivo l’incontro con don Karol Wojtyła, un sodalizio spirituale di amicizia durato oltre mezzo secolo, tessuto di comunione, incontri, lettere, preghiera. Un sodalizio vivace che neppure la morte ha interrotto perché, come ella stessa afferma: - dopo essergli stata accanto fino a quel 2 aprile 2005 (leggendogli testi spirituali e letteratura polacca), ha chiuso gli occhi convintissimo che la fede dona una certezza: le autentiche relazioni umane non si spezzano.

Fu per lei che, diventato cardinale, si rivolse direttamente a Padre Pio da Pietrelcina chiedendogli preghiere per la guarigione da un tumore. Wanda scoprirà solo a guarigione avvenuta che Karol aveva scritto a Padre Pio.

Nella sua vita ha lottato per i più piccoli, per i deboli, per la salvaguardia della famiglia. Si è spenta con la certezza che il suo amico Karol la attendeva, perché chi crede, ha la vita eterna.

 

 

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