Proiezione ieri mattina al Maxxi di Roma, nell’ambito della Festa del Cinema, del documentario Churchbook #quando la fede si fa social, un film di Alice Tomassini prodotto da Vatican Media e Officina della Comunicazione. Una pellicola che racconta i cambiamenti nella comunicazione vaticana avvenuti con l’avvento dei social.
Farsi delle domande sulla scia di un’intuizione, mettere a fuoco un’idea e cominciare un lavoro certosino e difficile che offre però, a chi oggi guarda “Churchbook #quando la fede si fa social”, uno sguardo del tutto particolare sulla comunicazione digitale del Vaticano. E’ il percorso che la giovane regista Alice Tomassini ha compiuto circa un anno e mezzo fa, trovando sulla sua strada la collaborazione di Vatican Media e di Officina della Comunicazione. Si tratta di un viaggio dall’interno, raccontato con un linguaggio fresco e diretto, scandito dalle immagini esclusive degli operatori vaticani, con una musica che sottolinea passaggi importanti, garantendo un ampio respiro. È un percorso che prende il via con un clic: quello di Benedetto XVI, il 12 dicembre 2012 in Aula Paolo VI. Il suo tocco su un ipad sancì l’inizio del viaggio digitale con l’apertura del profilo Twitter @Pontifex.
Abitare il continente digitale
La regista Tomassini parte da lì e racconta questa “rivoluzione ancora in atto”, come l’ha definita, grazie alle testimonianze di Thaddeus Jones, allora officiale del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, e di Greg Burke, già direttore della Sala Stampa Vaticana. Entrambi guidarono l’approdo del Papa su Twitter, spiegandone le ragioni e mettendo in luce l’importanza di abitare il continente digitale. Aneddoti che si intersecano con la crescita dell’interesse intorno al profilo del Pontefice; un interesse che nasce dalle domande che l’uomo sempre si fa e che possono avere risposta o suscitare un cambiamento anche attraverso 140 caratteri. Il documentario racconta inoltre l’apertura del profilo Instagram. “Una foto - ha spiegato Alessandro Gisotti, oggi vice direttore della Direzione editoriale del Dicastero per la Comunicazione - può essere paragonata alla vetrata di una Chiesa che un tempo raccontava una storia e veicolava un messaggio”. “Amen” è la parola che più ricorre nei commenti delle foto su Istagram, accompagnate sempre da una frase del Papa. “Una parola – ha evidenziato Nataša Govekar, direttore della Direzione Teologico-Pastorale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede- che può essere intesa come il like del cristiano”.
Ruffini: testimoni della comunicazione
“Una rete fatta di carne e ossa, potente e fragile allo stesso tempo”: così il Prefetto del Dicastero della comunicazione, Paolo Ruffini, ha parlato del web prima della proiezione del film. “È un racconto - afferma - che è storia delle persone e testimonianza di cosa è il lavoro, di come si tenta di comunicare la vita della Chiesa usando il linguaggio del tempo che viviamo". Il prefetto ha anche augurato i migliori successi ad Officina della Comunicazione per l’iniziativa di una nuova piattaforma video on demand anche se non collegata al Dicastero.
Viganò: una comunicazione che sa ascoltare
“Churchbook #quando la fede si fa social” è un documentario nato quando mons. Dario Edoardo Viganò era Prefetto del Dicastero della comunicazione. Sua la voce che apre e chiude il film nel quale trova spazio il racconto della rinuncia di Benedetto XVI. “Un Papa – ha spiegato – che non era molto amato dai media e per questo volevo consegnare un’immagine di lui che restasse”. Il riferimento è al trasferimento in elicottero del Papa emerito a Castel Gandolfo, sorvolando su Roma; “un richiamo diretto – ha sottolineato monsignore Viganò - alla Dolce Vita di Fellini”. "La comunicazione - ha affermato - si arricchisce di prospettive tanto più se sa ascoltare".
*Vatican News