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Suor Giovanna Zangoli è la superiora delle Sorelle Clarisse del monastero di San Silvestro a Curtatone. Ogni sera sceglieva il passo da inviare di buon mattino, il giorno dopo su Telegram.

 

 

 

Le Sorelle Clarisse, avevano avviato un canale: “Parole e vita”, ma a causa dei troppi iscritti, hanno deciso di sospendere l’invio della riflessione del giorno sul Vangelo. Seimila iscritti: un successo inaspettato per le suore, che si è tradotto in un impegno gravoso.

Ogni giorno gli iscritti alla chat comunicavano le loro impressioni, rispondevano chiedendo maggiori delucidazioni sul Vangelo, e da qui l’idea di sospendere l’account. L’idea di usare i social network era nata l’anno scorso, e ora il parroco don Cristian Grandelli sta cercando di riprendere il servizio.

Questa è la risposta a quanti dicono che sui social non ci può essere abbastanza condivisione o spazio per il messaggio evangelico. In realtà i canali social, come la chat di WhatsApp o la pagina di Facebook, possono essere dei mezzi utilissimi per diffondere la Parola di Dio.

Il fascino impietoso e seduttivo di Internet non sembra lasciare scampo. La rete delle reti è demonizzata, come un invincibile mostro divorante, oppure esaltata e beatificata per le sue potenzialità. Sicuramente è la novità del millennio; presto gran parte dell’umanità sarà in rete, tuttavia Internet è solo uno dei tanti cambiamenti indotti dalla rivoluzione digitale, la cui tecnologia non può essere semplicemente interpretata come strumento.

Le nuove tecnologie mediatiche oltre ad essere uno straordinario motore di cambiamento sociale, di trasformazione culturale, stanno aprendo territori sconfinati di studio e di ricerca anche per gli antropologi, sociologi psicologi e psichiatri. L’effetto dell’incontro tra l’uomo e tecnologia è così straordinario, ed è senza dubbio un oggetto di studio interessante.

La ragnatela mondiale cattura, avanza inarrestabile, è lei la straordinaria protagonista dell’epoca della rivoluzione digitale. Che cos’è la rete se non un immenso e sconfinato labirinto?

La comunicazione virtuale è caratterizzata da ipertestualità, ipermedialità, elevata velocità, sostanziale anonimato. Va oltre i normali vincoli spazio-temporali.

In rete dunque è possibile amare, studiare, comprare, sognare e anche pregare.

È necessario però studiare con attenzione l’impatto che una così potente tecnologia ha sulla psiche dell’uomo moderno.

Attenzione particolare poi, per i nativi digitali: i nati nel terzo millennio, sono sottoposti a profonde pervasive e precoci immersioni nella tecnologia. Hanno una vera e propria mutazione del sistema del cervello.  I nativi digitali imparano subito a manipolare parti di se nel virtuale, attraverso gli Avatar e personaggi dei videogiochi. Hanno il cervello in modalità “multitasking” non riescono però a vivere le emozioni nella vita reale allo stesso modo del virtuale, e spesso sono insoddisfatti. Preferiscono un videogioco al “calcio ad un pallone”.

Ecco perché si parla di emergenza educativa, bisogna farsi carico dell’altro, attraverso una relazione autentica, piena, autorevole, aperta.  Educare oggi vuol dire trasmettere una visione densa di significati, riscoprire il valore delle relazioni, il valore della narrazione.

Per la famiglia educare vuol dire essere presenti con i figli, perché educare vuol dire essere autorevoli, competenti, esperti, ma soprattutto coerenti e responsabili.

Per la Chiesa educare vuol dire dare risposte risananti ai bisogni dell’uomo. Recuperare il gusto del bello e accogliere in relazioni che possono anche iniziare “nel virtuale” ma che hanno il loro senso, se continuate ed approfondire nella bellezza della vicinanza e gioia dell’essere realmente vicini.

 

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