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Sarà esposta per la prima volta domani 24 giugno, nella cattedrale di Firenze, in occasione della festa liturgica, la preziosa reliquia di San Giovanni Battista recentemente riconosciuta come autentica.

 

 

 

Si tratta di un osso del collo del cugino di Gesù, che era stato danneggiato in seguito all'alluvione del 1557. L'arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, ha voluto fortemente uno studio accurato per verificare l'autenticità.

Lo studio ha evidenziato la presenza delle iniziali del santo, scritte in caratteri greci, direttamente sull'osso con inchiostro nero; e una minutissima iscrizione in greco antico incisa sul castone di argento dorato posto al vertice della vertebra, con su scritto: reliquia San Giovanni precursore.

“Onorare il corpo dei santi o parte di essi, ricorda a noi che nonostante le nostre fragilità, dobbiamo anelare alla santità, come i nostri ‘fratelli maggiori’ che hanno testimoniato in modo eccezionale la forza e la tenerezza dell'appartenenza a Cristo. Le reliquie offrono ai fedeli la possibilità di entrare in contatto con i santi venerati rendendo percepibile la misteriosa potenza del sacro”. Queste le parole del cardinale.

San Giovanni Battista il precursore è venerato e amato in moltissime città. Sono tantissimi i riti e le tradizioni legate al 24 giugno.

Molti gli intrecci con alcune credenze pagane come, ad esempio, la tradizione legata alle campagne, dove la notte di San Giovanni si bruciano le erbe vecchie, si salta intorno al fuoco o si mette la cenere sui capelli, come devozione al santo.

In molte campagne si usa ancora accendere il falò e ballare per scacciare le tenebre, in altri luoghi questa tradizione è stata sostituita dai fuochi d'artificio. In molti credono che la notte di San Giovanni sia la notte che riguarda l’amore, una tradizione pagana racconta, che le donne che vogliono sposarsi, in questa notte possono vedere il loro futuro marito nel riflesso di uno specchio o in un sogno. Sono tutte tradizioni pagane.

Una bella tradizione, invece, ci riporta all’acqua di San Giovanni. Secondo la tradizione la sera del 23 giugno si usa preparare una bacinella d'acqua riempita con i fiori, erbe e aromi lasciandola tutta la notte all'aperto e l'indomani mattina, il giorno di San Giovanni, si utilizza per lavare il viso, recitando una preghiera.

Tra gli ingredienti c'è proprio l'iperico che viene chiamata erba di San Giovanni, insieme alla lavanda e il rosmarino con camomilla e petali rose.

Per gli anziani questa tradizione non è superstizione e nemmeno scaramanzia; un po' come le croci sul pane prima di essere infornato, o quelle di legno lasciato agli spigoli dei campi, quando si piantava il grano, o i petali del Corpus Domini da lanciare fuori durante i temporali. O ancora quel posto a tavola lasciato apparecchiato per i defunti il 2 novembre; così anche l'acqua di San Giovanni.

La fede semplice, che si alimenta delle cose semplici, con la preghiera al centro di tutto. La fede anche nei suoi rituali in qualche modo eredità di quelli pagani, è ciò che dà alle cose un volto nuovo e un nuovo profumo. È una rinascita vera.  “Sono venuto a battezzare con l’acqua” diceva Giovanni e quell'acqua dal profumo inebriante, per gli anziani di una volta, era ricordo di quella promessa, di quel battesimo che purifica.

Deve inebriare di profumo, l'acqua di San Giovanni!  come il profumo del paradiso per ricordarci a cosa siamo stati chiamati all'alba della nostra esistenza. Buona festa di San Giovanni Battista.

 

 

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