“La trasmissione della messa in streaming non è da ritenersi una soluzione e una alternativa in tempo di non emergenza. Non ci si può accontentare di una partecipazione in streaming”.
Così don Mario Castellano, direttore dell’Ufficio liturgico nazionale della Cei, durante l’incontro nazionale online dei direttori e dei collaboratori degli uffici diocesani per le comunicazioni sociali terminato ieri, dal titolo “Comunicare una comunità in cammino”.
Soprattutto nel primo periodo della pandemia, la domanda di supplire alla impossibilità di partecipare alle celebrazioni ha trovato risposta nelle forme digitali e in streaming. “Tanti hanno preferito seguire la messa in tv”, afferma don Mario. Fra le motivazioni, “non secondarie e non trascurabili”, come le definisce il direttore dell’Ufficio liturgico nazionale, c’era la possibilità di seguire con un audio e una qualità di immagine superiori.
“Occorre ribadire - osserva - in maniera onesta che la buona volontà di tanti pastori non sempre ha fatto i conti con le reali possibilità di offrire un servizio capace di difendere la dignità delle celebrazioni. Si sono viste troppe situazioni paradossali”. “La celebrazione - aggiunge - non è una pièce teatrale e non è solo la trasmissione di un messaggio. La liturgia è comunicazione di vita. Vive dell’incontro fra la corporeità di Cristo e dei fedeli a loro volta incorporati nella Chiesa. La partecipazione all’Eucaristia segna un passaggio dall’individuo alla comunità. La giusta consapevolezza dell’importanza del corpo e la corretta dimensione della liturgia che è fatta di azioni dovrebbe aiutarci a ricollocare in maniera corretta la partecipazione liturgica. Che vita passa e in che modo la vita passa? Dove è il corpo nelle celebrazioni on line? La tecnologia può essere intesa come una protesi del corpo e sappiamo quanto possa aiutare nelle relazioni o nel lavoro ma il suo utilizzo non è mai innocuo e necessita di una riflessione e un adeguato utilizzo. Salvaguardare la trasmissione in diretta della celebrazione dovrebbe metterci in guardia da un proliferare di registrazioni in differita”. Infine, don Mario chiede: “Perché trasmettere solo la messa? Ci sono altre forme di preghiera, avete mai trasmesso o visto un vespro cantato? Qualcuno dirà che è difficile farlo. Ma lo è anche la messa”.