Mercoledì 12 settembre è stato inaugurato a Cerrate l’altare ristrutturato dedicato alla Vergine. Posizionato come un tempo all’interno della navata sinistra, è sormontato da un quadro della Madonna col Bambino dipinto dall’artista Nicola Ancona.
Come dichiarato da Marco Magnifico, vicepresidente esecutivo dal FAI, “del quadro originale se ne erano perse le tracce, ma grazie a una foto in bianco e nero risalente a più di 40 anni fa, lo si è potuto riprodurre identico all’originale”. Per decenni l’altare è rimasto abbandonato in pezzi all’interno del cortile dell’abbazia, e probabilmente sarebbe ancora lì, se Umberto Martella, ultimo coltivatore dei terreni circostanti, non avesse fatto notare ai rappresentanti del FAI quel cumulo di pietre pieno di muffa svelandone la vera natura. L’intera opera è costata ben 70mila euro, tutti interamente frutto di donazioni di privati cittadini amanti dell’arte e della storia.
Una collaborazione quindi fruttuosa quella del FAI e della provincia di Lecce che come sottolineato dal presidente Gabellone, “continuerà nel tempo perché tanto ancora c’è da fare”.
L'arcivescovo Seccia ha usato la frase “M’illumino d’immenso”, tratta dal brevissimo testo “Mattina” di Giuseppe Ungaretti, per descrivere ciò che è accaduto a Cerrate. Un connubio di arte e fede che ha portato al restauro di un’opera quasi dimenticata. “Dio si è servito dell’uomo, ha usato la sua intelligenza, la sua creatività, è quindi attraverso l’uomo che è stato possibile tutto questo. L’immensità la ritroviamo nel Vangelo attraverso la parola che si incarna, la ritroviamo nell’Eucarestia, la ritroviamo nel nostro prendere consapevolezza di come Dio lungo i secoli attraverso l’uomo, sia esso monaco o laico, contadino o nobile, esteta, artista o chi finanzia tutto questo permetta di realizzarla. Se c’è il cuore che pulsa capiremo che non è semplicemente decorativo mettere dei fiori davanti all’icona della Vergine, se c’è un cuore che pulsa di fede allora non è semplicemente un rito che celebriamo per riempire la giornata. Dio ha affidato fin dall’inizio, e continua ad affidare a noi il creato con le sue bellezze perché ci parlino ancora del Suo amore e della Sua Provvidenza. Godiamone nell’aspetto storico e religioso, godiamone nella vita interiore, perché c’è sempre un messaggio che il Signore vuol darci. Dobbiamo essere consapevoli di essere stati strumento di questo, perché coloro che verranno qui vedranno meraviglie che correvano il rischio di essere dimenticate.”