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Prima che si affermasse l’odierna consuetudine di offrire regali a Natale, è toccato a una figura non inquadrabile nella tradizione cristiana, la Befana, portare doni ai bambini e, in alcuni casi, addirittura carbone a quelli che lo avessero meritato.

 

 

 

Essa è la personificazione di Madre Natura che ha terminato il proprio ciclo di vita ed è pronta a cominciarne uno nuovo. Prima di abbandonare i luoghi terreni a cavallo di una scopa, elargisce piccoli modesti regali o dolciumi, da intendere come semi che, germogliando, risorgeranno a una nuova vita nella primavera prossima.

Questa vecchia rinsecchita e bruttarella, cenciosa e con le scarpe tutte rotte (come recita la filastrocca di L. Tozzi), dall’aspetto quasi mostruoso, nessuno l’ha mai vista perché circolerebbe di notte e userebbe scendere dalla cappa del camino. Ma riparte subito, appena svolto il compito prefissatosi.

Per chi ha vissuto la propria infanzia aspettandola… invano, rimane il ricordo di un’attesa carica di magia! Nelle case che non avevano il camino, le calze si disponevano ai piedi del letto o sul tavolo della cucina dove si lasciava sempre qualcosa perché la Befana potesse rifocillarsi dopo tanto correre di qua e di là. Quello che più sorprendeva era il fatto che riuscisse a conoscere il comportamento che i bambini avevano avuto durante l’anno, così da premiare quelli buoni, assegnando loro ciò che spesso desideravano (ma non di costoso o di eccentrico) e punisse con carbone i più discoli (in alcuni casi era proprio quello che si usava per alimentare la stufa di casa). Questo mistero durava il tempo della giornata a lei dedicato; una volta passata, nessuno si arrovellava il cervello cercando la soluzione, anche perché i regali erano veramente modesti e uno o più pezzetti di carbone sarebbero serviti per il braciere.

Nel leccese il giorno della Befana si aveva l’abitudine di consumare un bel piatto a base di sagna, meglio se ‘ncannulata, ritorta, condito col ragù di carne perché, si diceva per rispettare la rima, che così la Befananon si lagna”. Un modo per concludere nel migliore dei modi il tempo festivo.

Ricordo con tenerezza un bambino vicino di casa che un anno trovò nella calza un semplice fucile di latta e, con quello, all’estremo della gioia, mimò per parecchie ore del giorno, un ideale stato di guerra.

Agli inizi degli anni 1950 (e per almeno un decennio), anche a Lecce vi era l’abitudine di fare trovare ai vigili urbani un regalo (per lo più generi alimentari), sulle pedane (postazioni circolari sopraelevate) al centro degli incroci, dove i vigili, con i loro caschi, i lunghi cappotti e il fedele fischietto, dirigevano il traffico. Era una forma di ringraziamento di qualche cittadino o commerciante riconoscente per la risoluzione dei tanti problemi quotidiani. 

 

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