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Una pregiata ricerca storica per la scoperta del volto attuale di Lecce, viene a colmare un vuoto di memoria sul suo recente passato e costituisce un decisivo contributo per vivere il presente con consapevolezza per ricavare con chiarezza orientamenti utili alla costruzione del prossimo futuro della Chiesa diocesana.

 

 

Lecce “La città-chiesa” è il titolo dell'incontro culturale in programma per domani 23 aprile alle 18,30 a Lecce nel complesso di Santa Maria dell'Idria.

Non c'è chiesa senza città perché la salvezza di Dio in Cristo è sempre propter nos homines. Il messaggio biblico sulla città invita a pensare che progettare ed edificare una chiesa non è semplicemente dotare la comunità cristiana di un luogo di culto, ma significa trasformare in realtà l'idea che ogni chiesa è metafora della presenza della Chiesa di Dio nella città degli uomini.

Secondo un vettore che guarda al passato, questo incontro culturale si interroga sulle prassi, sulle relazioni e sui rapporti con cui le chiese hanno “fatto città” - dal 1910 al 1978 sono stati eretti ben 24 edifici di culto cristiano - nei programmi di ricostruzione e nelle fasi di inurbamento nelle diverse zone della città, perché intorno ad esse crescevano i quartieri, divenendo spazi di identità sociale e di primaria aggregazione dei cittadini insieme alle piazze.

L'evento, organizzato dal circolo Araba Fenice in collaborazione con la delegazione del Salento della Nobile accademia internazionale Mauriziana, propone una lectio magistralis dell'arch. Alfredo Foresta, noto urbanista, sul tema dell'architettura ecclesiastica e dello sviluppo urbano della città di Lecce nel Novecento.

Perdersi a Lecce è d’obbligo; è obbligo vagare senza meta e senza orari. Le pietre raccontano le storie, perché gli uomini a loro le hanno affidate, colpo dietro colpo di scalpello.

“Se le chiese di Lecce si trovassero tutte insieme in una stessa via, questa sarebbe la via più bella del mondo”. Riprendendo una celebre frase - dice il giornalista Marco Renna - che ben rappresenta il valore delle architetture ecclesiastiche nella nostra bella città per ammantare di compiacimento la sorpresa che ho avuto nel cogliere un anticipo della ricerca avviata da Alfredo Foresta sul meccanismo socio-culturale che ha consentito la nascita dei quartieri di Lecce nel Novecento, così come noi li intendiamo oggi.

La relazione che sarà introdotta da Luca Delle Canne, animatore del circolo Araba Fenice e da Marco Renna, esperto di comunicazione, anticipa una ricerca che indaga i rapporti tra l'edificazione delle chiese parrocchiali e l'organizzazione urbanistica dei quartieri leccesi, i quali traggono il loro nome dalle chiese stesse, definendo il perimetro di una consolidata identità sociale. Quartieri che oggi, traggono la loro stessa denominazione dalle chiese parrocchiali erette nel secolo scorso, quando con le chiese di San Pio, di Santa Rosa, di San Guido e molte altre hanno preso fisionomia e contorno gli omonimi rioni. “Un’idea in campo è quella di riconsiderare il sagrato della chiesa come nucleo della comunità del quartiere, perché oggi, questi luoghi hanno perso la loro originaria funzione - dice l’architetto Foresta - che era l’abbraccio della Chiesa alla comunità cristiana, erano l’area filtro che serviva a battezzare prima di entrare in chiesa”.

Si tratta allora della sintesi di un processo di registrazione dei bisogni della comunità civile nella prospettiva ineludibile di una necessaria rifioritura urbana.

 

 

 

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