“Nec recisa recedit”, “Neanche spezzata retrocede” è il motto araldico della Guardia di Finanza che Gabriele D’Annunzio (1863-1938), membro ad honorem del corpo, dedicò ai suoi commilitoni, traendolo forse da qualche testo del XVII sec.
Sono parole che esprimono davvero la tenacia e la perseveranza di coloro che portano quella divisa e che affrescano perfettamente lo spirito di sacrificio del famoso VII Battaglione che si rese protagonista di eroici scontri lungo la linea del Piave durante la Battaglia del Solstizio del 1918. Com’è risaputo, le cosiddette Fiamme Gialle venerano quale patrono l’apostolo Matteo - è del 10 aprile 1934 il rescritto vaticano che lo attesta, firmato dal card. Eugenio Pacelli, futuro Pio XII - quello che pochi conoscono è invece la speciale devozione di questi militari verso la Vergine, nota come “Madonna dei Finanzieri”.
La cappella del Comando Generale di Roma custodisce infatti un tesoro. Si tratta di una bellissima statua, realizzata nel 1954 dall’artista bolzanese Vincenzo Giacomo Mussner, che mostra la Madre di Dio condurre per mano un fanciullo in divisa da finanziere, indicandogli al contempo il cielo. La storia della scultura è alquanto singolare. Venne realizzata per il “Collegio Orfani delle Fiamme Gialle”, sorto a Loreto nel secondo dopoguerra e articolato, come consuetudine per l’epoca, in due rami, l’uno maschile e l’altro femminile. L’opera era stata fondata da un alacre sacerdote, don Orlando Borromei, col supporto del vescovo locale, mons. Gaetano Malchiodi, e del comandante generale Raffaele Pelligra. A prendersi cura degli orfani erano state chiamate le Suore Francescane del Giglio e le Orsoline.
Nell’Italia, messa in ginocchio dalla tragedia del conflitto mondiale, il collegio lauretano splendette come un’impresa caritativa ben riuscita, assicurando ad uno stuolo di bambini una casa, un’istruzione ed un futuro. Rimase attivo sino al 1974 quando, nella temperie del boom economico e degli stravolgimenti sociali, se ne decretò la chiusura. Da allora la statua della Vergine dinanzi alla quale tante preghiere si erano levate venne abbandonata e cadde nell’oblio.
Almeno sino al 2012 quando i finanzieri di Roma, entrando in contatto con alcune ex-allieve e addirittura con una delle religiose che avevano prestato servizio all’istituto, riscoprirono la meravigliosa effigie, con il decisivo aiuto di mons. Pietro Campominosi. L’emozione fu davvero profonda e venne coronata il 2 aprile dello stesso anno, Domenica di Pasqua, con il trasferimento della statua nella capitale.
Ci permettiamo qui di formulare un piccolo sogno. Considerando l’ammirevole impegno dei finanzieri salentini per il bene della collettività, sarebbe bello se un giorno la caserma leccese potesse custodire una copia della statua della Vergine, anche in ricordo della figura di don Giovanni Sammarco, che fu rettore della chiesa di Santa Maria degli Angeli (o San Francesco di Paola) e che nutrì sempre un eccezionale affetto per i militari. Dopo tutto, quell’iconografia mariana illustra al meglio lo spirito ed i valori della Guardia di Finanza: Nec recisa recedit ma tenendo sempre il cuore volto al cielo.