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In una Piazza Duomo deserta si è svolto stamane un rito breve e semplice ma dal profondo valore spirituale e devozionale considerando il forte legame tra i leccesi e il loro santo patrono.

 

 

Il busto miracoloso di Sant’Oronzo di cui avevamo già parlato nelle settimane scorse (LEGGI QUI) è stato traslato dal museo diocesano, dove ormai da diversi anni è conservato, in cattedrale.

A farsi promotore della bella iniziativa - con l'autorizzazione dell'arcivescovo Michele Seccia, che ha subito accolto la proposta e sotto la supervisione del vicario episcopale per l'economia mons. Antonio Montinaro e del parroco della cattedrale mons. Flavio De Pascali - Claudio Selleri, priore delle confraternite leccesi dell'Addolorata e del Buon Consglio e commissario delle confraternite di San Luigi e della Madonna del Carmine.

 

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È un momento che potremmo definire storico - ha dichiarato Selleri - il busto miracoloso, splendida opera argentea dell’artista Domenico Gigante che i nostri antenati venerarono al tempo della terribile pestilenza del 1690-91 torna ad essere esposto in duomo. L’idea è nata spontaneamente, come puro atto di fiducia nella protezione del nostro patrono ed è stata accolta con grande entusiasmo dall’arcivescovo che ringrazio davvero di cuore”.

 

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L’opera non è solo una delle più alte espressioni artistiche della devozione leccese verso il santo ma può essere considerata come una sorta di palladium della città: un segno concreto della benefica presenza del martire tra le case dei suoi figli in un momento tanto difficile come quello che stiamo attraversando.

 

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È noto l’episodio miracoloso narrato da Giuseppe Cino nei suoi scritti in merito a tale statua  (LEGGI QUI). Il simulacro presenta infatti una sorta di cicatrice fra le sopracciglia che l’artista, per quanto si sforzasse, non riuscì a cancellare. Lo stesso Oronzo, apparendo in sogno ad un devoto, avrebbe confermato come quella ferita gli appartenesse: se l’era procurata da bambino, a causa di una caduta! La cosa può sembrare un’ingenua leggenda popolare e invece ha un significato davvero alto. Oggi che non solo la nostra terra ma l’intero pianeta è ferito dalla piaga dell’epidemia, ecco che il santo mostra un’immagine di sé stesso segnata da una ferita.

 

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Come un autentico padre, Oronzo è al fianco dei suo figli e ne condivide le sofferenze. Quelle fisiche degli ammalati, quelle spirituali di quanti sono nel lutto o affrontano una difficoltà di qualunque tipo. A tutti però testimonia come dalle ferite e dalle cicatrici si risorge più forti e migliori proprio grazie alla fede nell’unico Dio che porta sì le stigmate ma che è vivo e risorto.        

 

 

 

 

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