È un testo significativo ed intenso, che trasuda devozione ed amore per le più antiche radici cristiane della nostra terra, quello della nuova Supplica a Sant'Oronzo, redatto dall'arcivescovo Michele Seccia in occasione della memoria del patrocinio del protovescovo appulo sul capoluogo salentino.
Come abbiamo più volte ricordato su queste pagine, la memoria del Patrocinio di Sant'Oronzo ricorda la salvezza della città, ottenuta per intercessione del martire, dalla tremenda scossa tellurica del 20 febbraio 1743 che, avendo epicentro al largo di Otranto, devastò entrambe le sponde dell'Adriatico, lasciando tuttavia indenne Lecce ed alcuni territori vicini. Il calendario locale registra diverse date care alla devozione oronziana. Oltre alla consueta festa del 26 agosto ed alla memoria del 20 febbraio, è da ricordare anche la terza domenica di ottobre. Giornata, quest'ultima, legata allo scampato pericolo della città da un altro sisma, quello del 12 ottobre 1856 e contraddistinta dal tradizionale pellegrinaggio al santuario fuori le mura. Questa moltiplicazione delle solennità dedicate al patrono sembra richiamare, in maniera nitida, l'usanza tutta napoletana di festeggiare un altro vescovo martire della Chiesa antica, San Gennaro, in tre distinte occasioni: la festa maggiore del 19 settembre, la traslazione delle reliquie il primo sabato di maggio e la memoria del patrocinio il 16 dicembre, data in cui il santo campano salvò Napoli dall'eruzione del Vesuvio del 16 dicembre 1631, la più terribile dopo quella del 79 d.C. È plausibile dunque che, dietro il triplice festeggiamento oronziano, vi fosse la volontà dei devoti di magnificare il santo patrono come i napoletani facevano con il loro amatissimo protettore nella capitale del regno.
La Supplica (PREGA QUI) di mons. Seccia vuole però accompagnare anche la felice conclusione dei lavori di restauro dello splendido simulacro del martire che dall'alto della colonna romana vegliava sulla principale piazza cittadina (LEGGI QUI). La pergamena sulla quale è incisa la supplica sarà, infatti, collocata all’interno della statua al termine dell’intervento.
Una sfida complessa e difficile il recupero di quella monumentale statua (LEGGI QUI) ma magistralmente compiuta dalla dott.ssa Elisabetta Palmiero (LEGGI QUI) e dall'equipe della ditta Colaci Emilio Impianti e Restauri (LEGGI QUI).
Il testo della preghiera, in cui sono citati anche i Santi Fortunato e Giusto, presenta una struttura chiaramente trinitaria e ricorda i punti cruciali della vicenda agiografica di Oronzo: l'incontro con il Vangelo e la conversione, il ministero pubblico ed il crollo degli idoli pagani, l'evangelizzazione della Puglia e l'estrema testimonianza del martirio. Sono ricordati altresì alcuni eventi miracolosi come la liberazione dalla pestilenza del 1656, il già citato sisma del 1743 e quanto accadde nel 1737, quando la precedente statua, posta sulla colonna romana, in seguito ad un increscioso incidente, andò distrutta tra la costernazione generale ma l'enorme testa rimase integra e venne poi esposta nel Sedile dove il popolo accorse a venerarla (LEGGI QUI).