Si sono svolti nel pomeriggio di ieri, nella chiesa parrocchiale di Santa Rosa in Lecce, i funerali di don Gino Sergio, deceduto lo scorso 3 luglio dopo una lunga malattia (LEGGI).
A presiedere l’eucarestia con il rito delle esequie - consistente la partecipazione del clero diocesano e delle comunità parrocchiali leccesi in cui don Gino ha svolto il suo ministero - il vescovo Cristoforo Palmieri, essendo l’arcivescovo Seccia fuori diocesi per motivi pastorali. “Mi unisco spiritualmente alla celebrazione odierna - così mons. Seccia in un breve messaggio affidato al parroco di Santa Rosa, don Damiano Madaro - non potendo essere presente al funerale del caro e stimato don Gino Sergio. Così come sono vicino nella preghiera alle due sorelle e ai suoi familiari. Ho desiderato accompagnarlo fino all'estremo momento della definitiva chiamata del Signore. Volentieri prego per la sua benedetta anima sacerdotale, ricordando il tanto bene che don Gino ha seminato tra noi. Si è spento nella sofferenza, ma serenamente, ha ricevuto gli ultimi sacramenti e, proprio qualche giorno prima della sua dipartita, sono andato a rendergli visita”.
Altrettanto ha fatto il card. Salvatore De Giorgi, anch’egli fuori Lecce, con cui don Gino, da giovane prete ha collaborato proprio a Santa Rosa: “Carissimo don Gino - ha scritto il porporato salentino -, il Signore Gesù morto e risorto è venuto per prenderti e condurti nella casa del Padre dove ti ha preparato il posto per renderti partecipe della liturgia celeste al convito eterno che in 59 anni di sacerdozio ministeriale hai pregustato celebrando l'eucaristia con grande fedeltà sacerdotale da tutti apprezzata”.
“Sacerdote secondo il cuore di Cristo – ha aggiunto il cardinale -, semplice, umile, gentile e sorridente con tutti, infaticabile e generoso nel ministero pastorale in diverse parrocchie della nostra città e nella curia metropolitana, grazie per l'esempio che ci hai dato”.
“Ora - ha concluso - la mia preghiera e il mio ricordo continuano nella celebrazione quotidiana della messa insieme a don Vito (De Grisantis ndr) e a don Pantaleo (Mastrolia ndr) che ti accolgono con gioia nella casa del Padre dove mi avete preceduto nella certezza della vostra preghiera per me, nell'attesa della beata speranza di raggiungervi e di essere per sempre con voi”.
Non ha fatto mancare il suo affetto e la sua preghiera l'arcivescovo emerito di Lecce, mons. Domenico D'Ambrosio: "Non ho che da confermare la profonda convinzione della fedeltà di don Gino al suo ministero sacerdotale e dell’amore che per tanti anni ha legato il suo ministero sacerdotale alla guida della parrocchia di San Guido, comunità amata e servita con entusiasmo e dedizione grandi. La fedeltà silenziosa e costante è stata la sua caratteristica. Come non ricordare la sua puntuale e costante presenza negli uffici di curia per gli altri servizi che la fiducia dei vescovi gli avevano assegnato? Ora lo affidiamo alla bontà del Signore: al servo fedele non mancherà la ricompensa promessa ai giusti".
“Quando muore un sacerdote - ha detto nell’omelia il vescovo Palmieri -, l’evento si carica di una intensità particolare per cui, sebbene mi sia reso disponibile al servizio della presidenza liturgica, non mi è affatto facile continuare, suggerire, a nessuno dei presenti, motivi validi per trasformare il lutto in gioia, convinto che abbiate tutti motivi sufficienti per chiedere al Padre che lo ha richiamato a sé, che quanto ognuno di noi ha da soffrire, torni a suo suffragio, torni a essere per il fratello defunto, quanto prima, via libera ad una gioia che non conoscerà più fine”.
“A leggere i saluti di commiato dei suoi confratelli sacerdoti - ha sottolineato concludendo l’omelia -, al sentire del suo fine di vita terreno, tutti lo riconoscono bravissimo e santo, umile e sempre accogliente, a servizio della Chiesa con zelo e umiltà e che, mentre pregano per lui, chiedono a lui di pregare dal cielo per essi. E questo lo dicono oggi, molti suoi confratelli sacerdoti, direi non presi da alcuna emotività, ma come a conferma di quanto proprio come, dopo alcuni anni addietro un fratello dell’Azione cattolica, laico, in occasione di un anniversario sacerdotale di don Gino lo definiva buono, cordiale, disponibile, umile, preparato, uno spirito di assoluta fedeltà a Dio, di bontà e amore”.