Oggi 25 ottobre, mons. Luigi Manca festeggia il 50.mo anniversario di presbiterato: stasera (alle 19) nella chiesa madre di Squinzano presiederà l’eucarestia giubilare.
Dopo aver pubblicato alcune testimonianze sul suo ministero, accompagnate dalla pubblicazione di una memoria scritta (SCARICA) da parte del festeggiato, in questa giornata di festa, don Gigi si racconta rispondendo alle nostre domande.
Don Gigi, quali ricordi ti affiorano alla memoria ripensando al giorno della tua ordinazione sacerdotale, la trepidazione, le persone care che sono in cielo, le aspettative…
La mia ordinazione sacerdotale è avvenuta prima del tempo previsto; mons. Minerva festeggiava nell’ottobre del 1973 il suo 25mo anniversario di ordinazione episcopale e decise di ordinarmi nella sua festa. Avevo 23 anni, giovanissimo ma ben consapevole del dono che ricevevo per tutta la vita. Forse non ho avuto troppo tempo per trepidare ma solo per gioire. La mia vocazione è maturata in età adolescenziale e si è consolidata durante il liceo classico. Il terreno dove è spuntata e fiorita è stata la parrocchia di Maria Regina a Squinzano e l’educazione cristiana ricevuta dai miei genitori, ai quali devo tanto. Mi hanno educato alla vita cristiana senza alcuna cornice devozionistica, ma con il loro esempio di persone semplici, sempre leali con tutti, pronti a qualsiasi sacrificio, puntuali alla messa domenicale e spesso anche feriale. Non hanno mai fatto il tifo per la mia vocazione e neppure dopo per il mio lavoro di prete, sempre discreti, sempre vicini senza mai entrare nel merito del mio lavoro pastorale anche quando sembravo loro preoccupato. I parrocchiani di Campi Salentina pur avendo visto poche volte i miei genitori erano incredibilmente loro affezionati.
Le aspettative dopo l’ordinazione erano principalmente nel desiderio di vivere il mio ministero come un’avventura, quasi rincorrendo Dio che si nascondeva e si manifestava nelle persone della comunità, e in tanti eventi.
E oggi, a distanza di mezzo secolo quali sentimenti vibrano nel tuo cuore di chiamato alla sequela Christi?
Un sentimento di immensa gratitudine. Io non mi guardo all’indietro per rivedere i miei 50 anni di ministero. Tutto questo tempo è per me come un girotondo, un presente attorno a me e dentro di me, un girotondo di volti, di incontri, di tanta grazia sperimentata, di desideri non ancora del tutto realizzati. Sono contento di aver avuto la possibilità di poter coniugare insieme l’attività pastorale con lo studio e l’insegnamento della patrologia, grazie anche alla fiducia e alla stima dei vescovi che si sono avvicendati in diocesi in questi 50 anni: Minerva, Mincuzzi, Ruppi, D’Ambrosio e Seccia. Mi sono ritrovato a vivere nell’attività pastorale anche una profonda dimensione spirituale.
Nel tuo lungo cammino ministeriale, quali sono le esperienze pastorali e accademiche che più ti hanno segnato come sacerdote?
I primi venticinque anni li ho trascorsi a Campi Salentina, prima coma viceparroco per cinque anni e poi come parroco per venti anni. Gli altri 25 anni la mia attività prevalente è stata quella accademica con la direzione dell’Issr di Lecce fino al 2020 e l’insegnamento della patrologia nei tre istituti teologici di Puglia poi confluiti nella Facoltà teologica pugliese fino al 2019. Dal 2019 ad oggi il mio servizio è stato quello di vicario generale al servizio completo della Diocesi.
Raggiunto questo bel traguardo, come riparti da questa significativa tappa della tua vita’?
L’avventura continua. Darò più spazio alla dimensione contemplativa della vita cristiana. Sicuramente rimango al servizio della diocesi, continuerò il mio ministero nella pastorale a Squinzano e Trepuzzi, e dove sarò richiesto. Intensificherò il mio impegno culturale soprattutto nel far conoscere i Padri della Chiesa e la loro attualità.