0
0
0
s2sdefault

In vista della quinta edizione di “Dialoghi al pozzo”, in programma domani 27 maggio alle 20 nel chiostro dell’antico seminario di Lecce con l’intervento di Pier Cesare Rivoltella intervistato da Nicola Paparella sul tema “Edu(comuni)care al tempo dell’IA”, pubblichiamo un articolo sull’argomento a cura di Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei.

 

 

 

Se ne sta parlando, e questo è un primo risultato da leggere positivamente. La constatazione non intende sminuire ma sottolineare l’impegno in atto. L’Intelligenza artificiale, tema proposto da Papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali lo scorso 12 maggio, pur nella sua complessità, ha sollecitato la vivacità del territorio con diverse iniziative. C’è un bisogno di conoscenza di questioni che non sono semplicemente tecniche o tecnologiche. Al centro di ogni sviluppo c’è sempre la persona umana. Il progresso, infatti, incide in modo massivo a livello antropologico, influenzando e determinando la socialità. La partita è iniziata. E come ricorda il Papa nel messaggio per la Giornata, «spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore, senza il quale non si cresce nella sapienza».

Le sfide poste dalle nuove tecnologie, sia nella Chiesa che nella società, vengono accolte quasi sempre con un duplice atteggiamento che varia a seconda dell’età, della formazione culturale, della teologia e delle esperienze personali. Alla prospettiva positiva e di fiduciosa ricezione si affianca una visione preoccupata, a tratti allarmistica. Rispetto all’Intelligenza artificiale, ad esempio, alcuni enfatizzano i rischi, quali la deumanizzazione delle relazioni o la perdita di lavoro, mentre altri si concentrano sui benefici, come l’accessibilità aumentata alle informazioni religiose o le nuove forme di evangelizzazione. Papa Francesco indica la «sapienza del cuore» come bussola per tenere il giusto orientamento tra i due approcci contrapposti, definendola una «virtù che ci permette di tessere insieme il tutto e le parti, le decisioni e le loro conseguenze, le altezze e le fragilità, il passato e il futuro, l’io e il noi». È la virtù che consente di risolvere la frammentarietà di questo tempo, per abbracciare la dimensione integrale della vita. La spiritualità consente di andare in profondità superando le discrasie della quotidianità.

Il tema è di grande attualità, e non è casuale che, a livello ecclesiale, siano state dedicate due Giornate mondiali: quella per la pace nel mese di gennaio e ora quella delle comunicazioni sociali. A questa attenzione si uniscono le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio di fine anno 2023: «Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona - e nella sua dignità - il pilastro irrinunziabile». Lo sviluppo, continuo e inarrestabile, chiede uno sguardo nuovo che salvaguardi il portato etico che è patrimonio di tutti, prima che sia troppo tardi e prima che sia l’escalation tecnica a dettare le regole del gioco. Ecco perché la connessione pace-comunicazione, evidenziata dai due appuntamenti, può essere la cifra con cui contrastare il disimpegno, a favore della responsabilità. Sistemi sempre più complessi, con ricadute a livello antropologico, confermano l’irrinunciabilità alla comprensione e alla presenza. Se questo vale per ogni realtà o istituzione, interpella in modo maggiore la Chiesa per vocazione e missione. La comunicazione è, infatti, connaturale alla comunità cristiana. L’annuncio avviene sempre in una relazionalità comunicativa, ridefinendo lo spazio e il tempo della stessa comunicazione.

Il principio del tempo, nella sua permanenza e dinamicità, consente il dialogo tra la profondità del messaggio cristiano e l’immanenza di sistemi articolati, mentre lo spazio diventa “luogo” da abitare, al di là di qualsiasi logica di possesso, potere o affermazione personale, e dunque universo di senso perché vissuto nella logica della dimensione relazionale. In quest’ottica, il principio dello spazio gioca un ruolo fondamentale rispetto alla progettualità e alla creatività, in quanto bilancia la capacità di leggere la realtà e disegnare percorsi di comprensione con la possibilità di porre quesiti a sistemi in grado di organizzare risposte. Ecco, allora, che tempo e spazio rappresentano la condizione per armonizzare le nuove tecnologie con l’“essenza” della fede.

*direttore Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei

 

 

 

Forum Famiglie Puglia