Riceviamo e volentieri pubblichiamo una Lettera aperta a mons. Seccia. Mittente è il vincenziano mons. Cristoforo Palmieri, vescovo emerito di Reshen (Albania) che, dopo aver lasciato la diocesi per raggiunti limiti d'età, ha stabilito la sua residenza a Lecce nella comunità religiosa della Congregazione della missione di Santa Maria dell'Idria dove era stato parroco prima di partire missionario.
LETTERA APERTA AL FRATELLO VESCOVO MICHELE
Posso sembrare "un pesce fuor d'acqua," ma non mi sento affatto tale... anche se al momento potrei essere fuori luogo. Ma non posso non dire, e pubblicamente, grazie al mio vescovo per la sua vicinanza, paterna, consolante, incoraggiante, instancabile, al suo popolo e ai suoi più vicini collaboratori, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, dell'arcidiocesi di Lecce, per i continui messaggi, consigli, proposte di preghiere, parole di padre per ogni singolo fedele, famiglie o gruppi di ogni ispirazione ecclesiale, civile, oltre che celebrazioni varie tramite i mezzi della moderna comunicazione.
Ho detto che potrei sembrare "un pesce fuor d'acqua o una voce fuori campo", ma non mi sento affatto estraneo a questa amata città di Lecce, nè alla cara diocesi perchè, anche dopo il mio non breve servizio di parroco all'Idria, e gli anni di servizio missionario ed episcopale in Albania, tornandovi, da ormai più di due anni, sono stato accolto da molti leccesi, parrocchiani e non, dal clero conosciuto nei tempi passati e nuovi arrivati, come se da sempre conosciuti e mai separati, ma sopratutto da lei, fratello vescovo che, vivendo ed esortando a vivere in comunione sempre più vera presbiterale ed ecclesiale, mi ha accolto e mi è vicino come mai meglio avrei potuto immaginare, da padre e da fratello.
Grazie da me, padre Cristoforo, e non solo, ma quanto anche, e qui oso ancora, dai suoi figli, stretti da vincoli di grazia e amicizia, che la circondano, la acoltano, come lei solleciti presso i fratelli ad essi affidati e che, son certo a me si uniscono, tutti docili alle sue indicazioni.
Sì padre, come lei non si risparmia di vivere le difficoltà, le paure, le sofferenze, le privazioni dei suoi figli, e di ringraziarci per come stiamo vivendo una prova che non avremmo mai potuto pensare, ancora grazie.
Sentirla padre, specie in situazioni difficili e dolorose come le presenti, allevia la sofferenza, infonde coraggio e ci rafforza per giorni migliori.
In unione di preghiera, ci benedica ancora
Lecce 22.03.2020
+ p. Cristoforo