“Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5). Questa la Parola di riferimento che accompagnerà i seminaristi del Seminario romano in questo particolare anno formativo 2020-21, segnato dalla situazione pandemica che sta coinvolgendo e sconvolgendo, in toto, il mondo intorno a noi.
Evidentemente tutti abbiamo cambiato i nostri modi di vivere, ci siamo abituati a ciò che abitudine non è mai stato. Ecco, ciò ha influito anche nel percorso di formazione dei seminaristi. Proprio il card. De Donatis, durante la messa in seminario, post lockdown, ricordava, alludendo al tema della povertà di spirito, come questa esperienza ci abbia cambiato anche spiritualmente, abbia fatto luce sulle nostre vere fragilità e permesso di alimentare il bisogno di una relazione vera con il Signore.
Quest’anno, dunque, la strada maestra sarà “l’obbedienza”, la cui scelta è stata voluta dall’equipe del presbiterio prendendo spunto dalla lettera a Filemone. Il rettore, nella lettera ai seminaristi, riferendosi alla relazione fraterna, descritta da Paolo, tra chi governa e chi obbedisce, scrive: “[O]ffre lo spunto per parlare dell’obbedienza nei due versanti di chi ha autorità e di chi deve obbedire. E alla fine ci dà modo di prendere in considerazione anche le situazioni nelle quali questo “idillio” non c’è!”.
Pertanto i punti di meditazione proposti sono stati i seguenti. Innanzitutto l’obbedienza come “mistero” che si comprende alla luce del Signore ma che lascia il primato alla carità della relazione interpersonale tra “discepoli”. Poi, l’insistenza sulla maturità e la responsabilità richieste a ciascuno per ascoltare e accogliere il parere di chi “governa”, così da poter favorire una crescita comunitaria. Infine, l’ultimo spunto riguarda la scelta responsabile e volontaria dell’obbedienza da parte del singolo che, docile alla Parola, si sforza di metterla in pratica nella propria vita e nella comunità.
La proposta formativa mostra la sua efficacia ad ampio raggio: non solo nella comunità del seminario ma anche nelle esperienze di servizio che i ragazzi vivono nelle parrocchie della capitale. Insomma, guardando al momento che la Chiesa sta vivendo, non poteva esserci scelta migliore per l’edificazione dei sacerdoti di domani.
*seminarista di II anno della diocesi di Lecce