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Evento speciale nella sala convegni del Rettorato di Lecce per la presentazione del libro “Il Sinodo nella Chiesa di Lecce. Un Sinodo dei giovani e per i giovani”.

Alla presenza dell’arcivescovo di Lecce Michele Seccia  e dell'arcivescovo emerito mons. Domenico d’Ambrosio si sono sfogliate le pagine di un volume che racconta un’avventura lunga sei anni, dal 2013 anno in cui l’arcivescovo emerito ha dato il via al Sinodo dei giovani, al 2017 quando è arrivato mons. Secchia a raccogliere la messe di frutti spirituali e a spargerla a larghe mani sulla tutta la diocesi, per  piantare poi nuovi semi di speranza evangelica.

D’Ambrosio ha ricordato la straordinarietà dell’evento di cui fu artefice, un evento che come ha sottolineato la professoressa  Paola Bignardi, coordinatrice dell’Osservatorio Giovani di Milano, smargina i confini del tempo prescritto del ”qui” e “ora” e diventa stagione delle grandi domande esistenziali, le cui risposte si articolano secondo una nuova grammatica del discernimento.

La Bignardi invita a leggere a porre particolare attenzione proprio a pagina 12 del libro, dove don Stefano Spedicato, coordinatore dei gruppi parrocchiali del Sinodo dei Giovani e intervenuto all’evento, ha voluto identificare i quattro anni come tempo dello Spirito in cui si sceglie di camminare insieme per raggiungere nuovi orizzonti.

La coordinatrice del Sinodo Serena Quarta ha evidenziato anche gli aspetti tecnici di un Sinodo che è stato diviso in due parti: un primo focus sui giovani dai 15 ai 30 anni e una seconda parte che ha coinvolto le scuole e l’università.

Questo, allora, è un libro che può essere visto come un amico con cui ricordare l’esperienza sinodale per chi l’ha vissuta da protagonista, ma è anche un libro che si può immaginare come un compagno che ci aiuta a “non avere più sete” come ci ricorda San Giovanni nel suo vangelo. Ha concluso con un respiro di speranza il vescovo Michele Seccia “Non perdiamo la fiducia perché tutto quello che è stato seminato e non è stato colto non sia né sotterrato, né soffocato,  perciò lavoriamo insieme e andiamo avanti”.

 

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