Dopo le comunità parrocchiali di San Pietro Vernotico e Torchiarolo, l’arcivescovo Michele Seccia, riprende il pellegrinaggio della Visita Pastorale da Squinzano prima di fermarsi per la Settimana Santa. Oggi ricomincia dalla comunità di San Nicola e Mater Domini.
Don Alessandro, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in visita pastorale a Squinzano nella tua comunità?
La città di Squinzano è stata da sempre un punto di riferimento per il Nord Salento per la sua arte, architettura, cultura letteraria, religiosa, musicale, sportiva, per la sua economia agricola legata alla produzione dell’olio e del vino. La crisi dell’agricoltura ha ceduto il passo al settore del commercio che oggi la fa diventare un punto di riferimento per i paesi limitrofi e non solo. Squinzano, pur non essendo molto grande a livello urbanistico e demografico, sembra una piccola cittadina per la pluralità di servizi che essa offre ad ogni livello. Questo la rende una comunità particolarmente vivace e poliedrica. Soprattutto negli ultimi mesi, dopo tre anni di commissariamento, si respira un rinnovato entusiasmo di proposte e di idee in tutti i settori della vita sociale, politica e anche ecclesiale. Tante le associazioni presenti sul territorio, tante le proposte e le idee in circolo che trovano spazio in diverse iniziative e manifestazioni. Le due parrocchie di San Nicola (chiesa madre) e Mater Domini sono inserite in questo contesto divenendo, insieme come le altre parrocchie sparse nel territorio, punti di riferimento per tanti fedeli. Squinzano, infatti, è molto legata alle sue tradizioni e il ritmo della vita è scandito da tanti momenti di festa che la caratterizzano in ogni periodo dell’anno. La presenza di tante splendide chiese, rettorie, del santuario dell’Annunziata testimoniano come nel corso della storia la fede e la devozione sono stati pilastri su cui si è costruita la comunità. Squinzano è anche la terra di grandi figure religiose di preti e di vescovi che hanno costruito opere importanti sul territorio e hanno formato intere generazioni di cristiani. Il nostro Arcivescovo quindi si troverà di fronte a due comunità parrocchiali vivaci, ben inserite nel territorio ma al tempo stesso molto radicate nelle tradizioni e fiere della propria storia.
Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?
Abbiamo tanti laici formati e operosi. Questa è certamente una grazia. La presenza della comunità di tre suore Figlie del Divino Salvatore, di un viceparroco e di due diaconi è un’altra grande ricchezza. Purtroppo però le nostre comunità vivono una situazione unica all’interno della diocesi perché oltre alle due parrocchie della chiesa madre e di Mater Domini si provvede anche alla cura pastorale del santuario dell’Annunziata, della marina di Casalabate, dell’Abbazia di Cerrate. A livello liturgico c’è sempre tanto da fare! L’aiuto dei volontari sparsi nei diversi centri di culto ci permette di offrire alla comunità una liturgia degna, sobria e decorosa. Tra tutte la chiesa madre è certamente la parrocchia dove convergono non solo la maggior parte dei sacramenti ma anche le celebrazioni delle feste più importanti del paese. Basti pensare che attorno alla chiesa madre convergono confraternite e tre circoli con le rispettive feste del santo di cui portano il nome, tra cui il nostro patrono San Nicola. La chiesa madre sembra una piccola cattedrale dove settimanalmente si vive qualche ricorrenza liturgica importante. La parrocchia di Mater Domini vive una dimensione liturgica più familiare caratterizzata dalla forte devozione a Maria. Il santuario dell’Annunziata, oltre alla messa domenicale, è una piccola oasi di preghiera e di rifugio per l’anima grazie all’adorazione eucaristica settimanale. La presenza dei cori parrocchiali e di un efficace servizio liturgico permette alla liturgia di risplendere sempre per “nobile semplicità”. La Caritas è affidata a uno dei due diaconi e ad alcuni collaboratori che svolgono un servizio encomiabile assicurando vicinanza e sostegno alle famiglie più povere di entrambe le parrocchie. La collaborazione con le altre associazioni e con i servizi sociali del comune permettono alla Caritas parrocchiale di “intervenire e monitorare” le povertà presenti sul territorio in un lavoro di sinergia e prossimità. Accanto alla Caritas è bello sapere che ci sono gruppi di amici o di famiglie che periodicamente offrono il loro servizio alla Casa della Carità oppure di privati o imprese che sostengono in maniera importante l’opera “Frati e Soru” che si occupa dei senzatetto. La catechesi vive le gioie e i dolori tipici di ogni comunità parrocchiale. Tanti sono i bambini che s’iscrivono al catechismo ma non tutti poi sono assidui agli incontri o alla celebrazione domenicale. I catechisti fanno del loro meglio per trasmettere ai ragazzi i contenuti di fede attraverso i nuovi mezzi della comunicazione e grande è l’impegno di tutti i catechisti. Non mancano però i momenti di scoraggiamento quando ci si si rende conto che non sempre le famiglie riescono a capire l’importanza del cammino di fede. Sicuramente una grossa mano viene anche dall’Azione cattolica in tutti i suoi settori che assicura formazione esperienziale ad oltre 110 accierrini, 40 giovanissimi e agli adulti e adultissimi presenti nelle comunità. A questo si unisce la presenza dell’oratorio che attraverso dei laboratori o delle attività legate ai ragazzi permette di raggiungere non solo i bambini e i ragazzi ma anche tante giovani famiglie che trovano nelle due parrocchie la loro “seconda casa”.
Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale e quali sono gli obbiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?
Dalla Visita del pastore ci attendiamo di essere confermati nella “speranza”. La realtà ecclesiale che viviamo non sempre è facile e ci rendiamo conto che il rischio del “campanilismo” è sempre dietro l’angolo. La tentazione è sempre quella di “guardare al passato” mentre la “speranza cristiana” ci spinge a guardare in avanti e a costruire insieme una Chiesa che, libera dai “recinti parrocchiali”, sappia essere quella “luce posta sul monte” capace di illuminare le scelte del nostro presente e ad essere “quell’ospedale da campo” che si prende cura delle ferite di ogni uomo che ci vive accanto.