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Portalecce volentieri ripropone la riflessione quaresimale apparsa ieri su “La Gazzetta del Mezzogiorno” (ed. Salento) a firma del vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli.

 

 

 

La Quaresima di quest’anno è segnata dalla tragica guerra in Ucraina. Siamo di fronte a una guerra prevista dall’intelligence, ma non ritenuta possibile da molti, provocata da una numerosa serie di cause e concause, e già programmata da tempo, pensata come “guerra lampo”, ma divenuta, giorno dopo giorno, “guerra di trincea”.

Devastanti sono i risvolti sul piano economico, sociale e umanitario. Siamo sotto la minaccia dell’“inverno nucleare”, provocato dalla annunciata guerra nucleare, e dall’“estate incandescente” in seguito alla paurosa crisi ambientale.

Rattrista e provoca un infinito dolore vedere feriti, morti, distruzione di case, devastazioni di strutture fondamentali delle città e, soprattutto, l’esodo massiccio della popolazione civile. «Chi fa la guerra - ha detto Papa Francesco - dimentica l'umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto gli interessi di parte del potere, si affida alla logica diabolica e perversa delle armi».

Contro questo scempio e in difesa delle persone, al termine dell'Angelus di domenica 27 febbraio, il Pontefice ha lanciato l’invito a fare del Mercoledì delle ceneri una giornata di digiuno per la pace. I vescovi del Mediterraneo, riuniti a Firenze per l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, hanno accolto l’appello del Papa e hanno esortato quanti hanno responsabilità politiche a far tacere le armi. Si sta, infatti, militarizzando il cielo e la terra.

In questo scenario apocalittico, il riferimento alle classiche tre opere quaresimali (preghiera, digiuno e carità) assume una connotazione particolare. Vuol dire innanzitutto innalzare al Signore una corale preghiera perché egli sradichi la radice del male e del peccato che alberga nel cuore dell’uomo e così cessi la “guerra interiore” e ogni forma di conflitto esteriore, militare, mediatico e cibernetico. Chi ama il “Dio della pace” non può non lasciarsi convertire per diventare un vero operatore di pace per far tacere le armi, rafforzare i canali diplomatici e consentire un dialogo tra le parti in conflitto.

Anche la pratica del digiuno si può realizzare in molti modi, oltre alla privazione del cibo. Nella situazione bellica in cui siamo è necessario il “digiuno delle armi” e il “digiuno dei proclami offensivi e provocatori”. Occorre digiunare dai risentimenti e dalle divisioni, dalle minacce belliche, dalle fake news, dallo spirito di rivalità e di contesa, dalla voglia di prevalere e di dominare, dall’odio che offusca la mente e indurisce i cuori, dalle violenze perpetuate ai danni di inermi.

Encomiabile è il modo con cui si sta esprimendo la carità attraverso le molteplici forme di aiuto e di attenzione ai profughi e agli sfollati. Se le immagini di guerre provocano dolore, le immagini della gara di solidarietà che si è subito messa in atto, in modo spontaneo e organizzato, disinteressato e concreto, riempie il cuore di speranza e rafforza la convinzione che c’è ancora tempo perché tutti riconoscano che l’altro non un nemico, ma un fratello.

L’imposizione delle ceneri è un invito a condannare questa e ogni altra guerra, anche quelle più nascoste e sconosciute, e a farsi veri costruttori di pace nella realtà feriale come nei grandi scenari internazionali.

 

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