Portalecce rilancia volentieri un articolo redatto dal vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, dal titolo “Don Tonino Bello e l’Humanae vitae”, apparso giovedì 4 maggio su “L’Osservatore Romano” a pag. 5.
C’è una dimensione poco considerata del magistero del Venerabile don Tonino Bello che, per anni, è passata sotto silenzio e che, invece, è importante riscoprire al fine di una maggiore aderenza alla verità storica e alla comprensione di tutti gli aspetti del suo insegnamento.
Mi riferisco alle questioni etiche riguardanti il mistero della vita e della morte, il tema dell’amore coniugale, il senso del dolore. In quest’articolo, prendo in considerazione le sue riflessioni sul documento di Paolo VI “Humanae vitae”.
Come è noto, nel redigere l’enciclica, Papa Montini raccolse i risultati del lavoro degli esperti che avevano fatto parte della Commissione, istituita nel 1963 da Giovanni XXIII. L’enciclica non riguardava solo la morale sessuale coniugale, ma coinvolgeva anche la questione di carattere sociale in riferimento al problema dello sviluppo demografico, delle mutate condizioni sociali, culturali ed economiche, del nuovo ruolo delle donne e dello sviluppo delle scienze nel campo del dominio dei processi naturali.
La pubblicazione fu preceduta e seguita da un lungo, laborioso e drammatico dibattito con commenti negativi dei teologi progressisti e alcune posizioni di vescovi e conferenze episcopali. Di particolare rilievo fu il testo inviato da Karol Wojtyla, nel quale suggeriva a Papa Montini, di divulgare urgentemente una istruzione per ribadire, tra l’altro, il carattere infallibile e irrevocabile dell’enciclica1.
L’intervento di don Tonino Bello (25 luglio 1968), totalmente a favore dell’enciclica, si colloca in questo complesso dibattito. Egli mise in evidenza innanzitutto le gravi conseguenze che sarebbero derivate da un’apertura indiscriminata ai metodi artificiali. In primo luogo sul piano personale perché «si aprirebbe una via larga e facile alla infedeltà coniugale e all’abbassamento del tono generale della moralità; si offrirebbe, ai giovani specialmente, un facile mezzo per eludere l’osservanza della legge morale; l’uomo finirebbe, abituandosi all’uso di pratiche anticoncezionali, col perdere il rispetto per la donna e, senza più curarsi del suo equilibrio psico-fisico, arriverebbe a considerarla come semplice strumento di godimento egoistico; quindi, la vita sessuale, completamente liberata da ogni preoccupazione procreativa, resterebbe libera da ogni remora»2.
Conseguenze vi sarebbero state anche sul piano sociale perché «si avvierebbe la facile e arbitraria interferenza delle pubbliche autorità in un settore privato e familiare, assolutamente autonomo rispetto a qualsiasi piano politico di regolazione delle nascite. Chi potrebbe rimproverare a un governo di adoperare per la soluzione delle difficoltà della sua nazione quei mezzi riconosciuti leciti ai coniugi per la soluzione dei problemi familiari?»3.
In definitiva, il compianto vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi affermava: «L’Humanae Vitae è stata piuttosto maltrattata. Non è una enciclica contro la pillola. Significa offendere il documento. L’Humanae Vitae difende il valore morale insito sia nel rapporto sessuale che nella procreazione responsabile; esorta privati e pubbliche autorità a una regolazione delle nascite che sia onesta; difende tenacemente la dignità dell’uomo, nella sua integrità psicofisica, da ogni arbitraria manipolazione. L’Humanae Vitae, quindi, mette sotto giudizio non tanto la pillola o le singole coppie di sposi, quanto piuttosto, e duramente, la società di oggi nella sua globalità e nella sua cieca fuga dai valori. La vera accusata è la società odierna nel suo progressivo e agghiacciante rifiuto della dimensione verticale, e nel rifugiarsi nell’unica direzione orizzontale, quella consumistica. Chi considera il sesso come un bene di consumo, alla stregua dello sport o del gioco, non ha alcun diritto di prendersela con la Chiesa perché esclude la pillola»4.
A conclusione verrebbe da chiedersi: cosa direbbe oggi il Venerabile don Tonino Bello su quanto accade in campo medico e a livello legislativo in un settore così significativo sul piano personale, sociale e culturale?
1 Cf. P. S. GALUSZKA, Karol Wojtyla e «Humanae Vitae». Il contributo dell'arcivescovo di Cracovia e del gruppo di teologi polacchi all'enciclica di Paolo VI, Cantagalli, Siena, 2017.
2 BELLO, Riflessioni a commento dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI, 25 luglio 1968. Appunti inediti, pubblicati in T. Bello, La terra dei miei sogni, Bagliori di luce dagli scritti ugentini, a cura di V. Angiuli e R. Brucoli, Ed Insieme, Terlizzi (BA), pp. 165-166.
3 Ivi, 166.
4 Ivi, 167.