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È la pastorale 3.0. Un nuovo scenario si apre per i contatti, le relazioni, il coinvolgimento della gente. Nuove modalità, ed in tempi rapidissimi, mostrano ad un numero elevatissimo di persone, delle quali magari molte giovani, i volti, le documentazioni e le testimonianze delle comunità. Da valorizzare per creare condivisione e quindi comunione. 

Il 15° Rapporto Censis del 2018 sulla comunicazione, ed in particolare sui media digitali, documenta, come si attesta già nella presentazione, “le trasformazioni dall'inizio degli anni 2000, con i processi di formazione dell'opinione pubblica, considerando anche l'uso politico dei social network. E vengono svelati i nuovi riti, tic e tabù della digital life. Nell'era biomediatica, in cui uno vale un divo, uno degli effetti della disintermediazione digitale è la fine dello star system. Con la conseguente rottura del meccanismo di proiezione sociale che in passato veniva attivato dalla fascinazione esercitata dal pantheon delle celebrità: prima venerate e oggi smitizzate nel disincanto“.

Superando i possibili rischi, la Chiesa, per essere fedele al mandato di Gesù - “Andate, annunciate il Vangelo ad ogni creatura" - è chiamata, comunque, a confrontarsi con l’uomo contemporaneo che abita il web, cogliendone le valenze positive in atteggiamento di ascolto, di proposta e di dialogo.

E favorire il rinnovamento pastorale secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II.

Da sempre, la comunità cristiana si è inserita nelle diverse situazioni culturali incontrando la vita dei singoli e delle realtà dove vive la gente e dove ogni individuo compie la propria esperienza esistenziale, utilizzando i canali comunicativi dei dotti e dei semplici, delle diverse epoche e culture, dei vari linguaggi e tecniche.

È chiaro, quindi che se l’umanità oggi abita il web, pure la comunità cristiana ed i singoli annunciatori evangelici ed operatori pastorali devono abitare il web: non si stratta di semplici opzioni, magari legate alla sensibilità dei singoli, ma di un vero e doveroso compito di essere connessi con una larghissima parte degli uomini di oggi.

Si tratta magari, anzi soprattutto, di formare una comunità virtuale non tanto legata all’immediato territorio quanto sperimentata come autentica community connessa con vicini e lontani mediante nuove relazioni.

Non solo per amplificare la conoscenza della vita della Chiesa e delle vicende locali, ma per incrementare un feeedback che offre ricadute capaci di coinvolgere altre persone oltre gli abituali fedeli parrocchiali.

 

 

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