“Carissimi, adoriamo oggi il nostro Dio perché “si è fatto carne”. Sono le prime espressioni pronunciate ieri mattina dall’arcivescovo Michele Seccia nell’omelia della messa pontificale (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) della solennità del Natale in cattedrale.
“Perché tutto questo - si è chiesto l’arcivescovo -? Perché - la risposta - egli ci ama al punto da ritenerci più preziosi di ogni altra cosa, perché fin dalle origini ci ha voluti a sua immagine e somiglianza e ci ha resi partecipi, specie nel mistero pasquale, della sua vita divina. Ecco perché si è fatto carne, ecco perché ha abbracciato anche il dolore, la sofferenza e la morte. Ma non si è fermato nel sepolcro, come non si fermerà per sempre nella grotta di Betlemme per essere adorato e contemplato. Nascendo per noi a Natale, ci ha dato una speranza, una promessa di salvezza. Risorgendo, invece, ci ha assicurato la vita eterna, che è il regalo più grande che Egli potesse farci”.
Ma non basta contemplare, non basta adorare… “Se è vero - ha rilevato - che l’adorazione è la via preferita per accogliere l’incarnazione - e qui a Lecce per contemplare la scena di Betlemme, i nostri maestri artisti, antichi e moderni, nelle nostre chiese barocche come nelle botteghe della cartapesta, ci offrono una vasta gamma di possibilità per fare memoria di quella notte santa - è altrettanto vero che dalla preghiera e dall’ascolto della Parola che la liturgia oggi ci ha proposto non può che scaturire un impegno concreto: vivere da cristiani incarnati. Cosa vuol dire? Vuol dire far crescere, attraverso le opere buone, il seme dell’incarnazione che il Creatore ha posto in ciascuno di noi nel giorno in cui siamo nati e che è stato irrigato abbondantemente dalla grazia divina nel giorno del nostro battesimo”.
Infine, Seccia è tornato sui temi già affrontati nel messaggio inviato per Natale a tutte le comunità (LEGGI), in particolare sul dono della vita, sul valore dei figli nella società contemporanea e sulla vocazione alla genitorialità. Alle famiglie giovani e ai fidanzati pronti a mettere su famiglia i suoi auguri speciali: “A loro, anzitutto, giunga il mio abbraccio di Natale: non abbiate paura della vita che bussa e che vuole venire alla luce. Non spaventatevi davanti al progetto di mettere al mondo tenerissime creature, non rifuggite dai sacrifici e dalle responsabilità della crescita e dell’educazione dei figli. Come Maria, la mamma di Gesù, accogliete la vita nascente come un dono; apritele le braccia e il cuore, con tanta fiducia nella Provvidenza: ogni bambino è sempre una speciale benedizione di Dio”.