Appena terminata ieri sera la Messa in coena Domini e nell’immediata vigilia della Domenica di Pasqua, l’arcivescovo Michele Seccia ha preso carta e penna e ha scritto una lettera alle famiglie della diocesi lanciando anche una iniziativa per il giorno di Pasqua. Ecco qui il testo integrale.
Carissime famiglie,
Carissimi genitori,
Carissimi figli,
stasera ho sentito il grande desiderio di scrivervi. Ho appena concluso la celebrazione del Giovedì Santo, la Messa “in coena Domini”. E anche se in un cenacolo inconsueto abbiamo insieme obbedito al comando di Gesù agli apostoli che domenica abbiamo ascoltato nel vangelo della Passione: “Andate in città da un tale e ditegli: il Maestro ti manda a dire, farò la Pasqua da te con i miei discepoli”.
Se vi siete uniti a me o al vostro parroco per celebrare il memoriale della sua Pasqua, sento il bisogno di condividere con voi alcune riflessioni che nascono dalla preghiera davanti all'eucarestia nella solitudine di questi giorni:
- Farò la Pasqua da te, con te, in te...! Non si tratta soltanto del linguaggio tipico dell’evangelista Matteo ma, è anche lo stile di Gesù, durante il suo “viaggio” verso la passione, la morte e la sua risurrezione. Ricorderete le numerose soste da Lazzaro, Marta e Maria; da Zaccheo, dai scendi dall’albero, ti ho visto e vengo a casa tua! E poi la sera del primo giorno dopo il sabato quando giunti ad Emmaus volle fermarsi a cena con i due discepoli smarriti e “ciechi”.
- D’altra parte, non ha forse detto Gesù ai suoi discepoli: rimanete in me e io rimango in voi!? Quando Gesù bussa alla porta della vita di un uomo o di una donna non chiede di entrare in una casa fatta di pareti, in una comune abitazione, nella routine, a volte stressante, di una famiglia. Quando Gesù si presenta sulla soglia di casa chiede di entrare nei cuori, nelle relazioni, nei drammi, nelle soddisfazioni (piccole e grandi), nella preghiera. Insomma, Gesù chiede di entrare in tutta la nostra vita!
- Sarebbe un bell’esercizio se almeno uno di voi - uno in ogni famiglia (meglio se giovane...) -, si cimentasse a cercare nei Vangeli tutte le volte che Gesù è entrato o si è fermato in una casa. E non solo in una Sinagoga o nel Tempio di Gerusalemme. È vero, i vangeli si soffermano molto di più nel raccontare il Maestro che ha camminato sulle strade della Palestina, che è salito sulla montagna, che si è ritirato nel deserto o che ha compiuto lunghe passeggiate sulle rive del lago... Ma quelle stesse pagine non esitano a narrarci piccole storie quotidiane che lo hanno visto ospite nelle case. Fino, addirittura, a ricevere la sorpresa di alzare il capo e vedere che dal tetto gli calavano un paralitico con la barella che chiedeva la guarigione (Lc 5, 17...).
- Purtroppo, anche oggi sono stato costretto a celebrare in solitudine o quasi, e così sarà ancora nei prossimi giorni. Non importa: sono certo che voi ci siete e che, nelle vostre case, siete pronti ad accogliere Lui, ad ascoltare la sua voce e a farlo sedere alla vostra tavola. Non è fondamentale a chi vi unite attraverso i media in questi giorni per “mangiare” la Pasqua - se a Papa Francesco, se al vostro Vescovo o al vostro parroco -. Non importa davvero: l'unica verità che conta più di ogni altra è che siate uniti con Gesù che vuole “fare” Pasqua con voi. Vivrete della sua vita - che ha subito l'abbandono, il tradimento, la calunnia, le atrocità della passione e lo “scandalo” della croce -, solo se lo farete entrare a casa vostra.
- Vi affido un compito. Rileggete nel silenzio il lungo “testamento” d'amore nel vangelo di Giovanni (capp 13-17). Avrete la conferma che se riuscirete ad abbattere gli ultimi muri che vi separano da lui, se avrete il coraggio di rimuovere “quel” masso che tiene rinchiuso il vostro cuore come in un sepolcro freddo e buio, se sarete consapevoli che il vostro “venerdì santo” sia solo la penultima puntata della vostra storia personale... Insomma, se aprirete quella porta, incontrerete la felicità e Lui non andrà più via. Perché con il suo amore abiterà per sempre in voi. Lui se l'aspetta alla fine di questa Quaresima: è proprio questa la conversione del cuore.
- Ora vi lascio. Promesso. Ma prima di salutarvi devo chiedervi un'ultima cosa.
Fra due giorni celebreremo la Pasqua. La celebreremo in famiglia quest'anno più che mai. Ma la nostra Chiesa diocesana è una famiglia di comunità parrocchiali. E ogni comunità parrocchiale è una famiglia di famiglie. In questo senso, dunque, la Pasqua è una festa di Chiesa, di comunità, di comunione tra noi. E quest'anno l'aria di festa non potrà rimanere nel chiuso delle nostre case.
Lancio a voi famiglie un'idea e ai miei confratelli parroci una proposta.
Alle famiglie
Domenica mattina - ma anche già dalla sera del sabato santo, se credete - addobbate di colori i vostri balconi, le vostre terrazze, le finestre, le porte lungo le scale dei condomini... specie con i disegni dei bambini. Nessun messaggio particolare: solo “Buona Pasqua” al massimo. Fatelo come vi piace, a vostro gusto: partecipiamo fuori dalle nostre case la gioia che ci regala la Pasqua. Sarà un messaggio semplice per i vostri vicini, per qualche sparuto passante. Lo farò anche io. E poi, scattate e condividete sui social le foto con gli abiti della festa. È Pasqua.
Ai parroci
Alle 20 di domenica sera sciogliete a festa le campane delle chiese: la cattedrale, la chiesa del vescovo, vi darà l'esempio. Faremo risuonare la gioia del giorno di Pasqua in tutte le nostre comunità. La gioia dello stare insieme che ci manca tanto in questi giorni. Facciamolo e facciamolo tutti #insiemenonostante...
Vi abbraccio tutti, sapendo di esservi vicino! Vi benedico e vi auguro Buona Pasqua.
Lecce, Giovedì Santo 2020
+ don Michele