È giunta a compimento con la celebrazione presieduta dall'arcivescovo Michele Seccia, la settimana di preghiera e di riflessione che la comunità parrocchiale di San Lazzaro in Lecce ha vissuto per ringraziare il Signore dei 50 anni di ordinazione presbiterale del suo parroco, mons. Pierino Liquori.
Il presule leccese che, oltre al festeggiato, ha avuto al suo fianco don Antonio Bruno, don Antonio Montinaro, don Carlo Calvaruso, don Andrea Gelardo, don Francesco De Matteis, don Vincenzo Marinaci, don Vincenzo Martella e don Mauro Carlino ha avuto parole di affetto, gratitudine e stima per mons. Liquori che, a livello diocesano e parrocchiale, si è sempre distinto per la fedeltà agli incarichi ricevuti, per la sua obbedienza alla Chiesa e per l'acume spirituale e pastorale con cui si è dedicato al servizio del popolo di Dio.
L'omelia di Seccia si è smodata su tre punti: il tempo, la gratitudine, la testimonianza.
Cinquanta anni di vita sacerdotale sono uno spazio di tempo utile non tanto per fare dei bilanci quanto per rileggere la propria storia nella logica del dono.
Belle le parole di Seccia: “Caro don Pierino, vivere una tappa così significativa quale è il giubileo sacerdotale, ti consente di guardare alla tua vita come ad un dono fatto a te dal Signore e che, in una visione provvidente, tu hai saputo restituire a Lui, servendolo nel popolo a cui sei stato inviato; quanta grazia, quanta capacità di stare davanti alla sua Parola, di fermarti davanti a Lui presente nell’eucaristia e nel povero”.
Ecco il motivo per il quale, riavvolgendo il nastro della propria esperienza, il sacerdote vive la duplice dimensione della gratitudine: sua verso il sommo ed eterno sacerdote e della comunità ecclesiale verso il pastore.
Ecco che il pastore leccese, quasi in un impeto di tenerezza pastorale, si fa eco anche della voce grata e riconoscente dei suoi predecessori sulla cattedra leccese: “in questa celebrazione giubilare, come ultimo vescovo nella successione apostolica, sento di dirti il grazie più bello e più vero per ciò che hai dato e stai dando alla comunità diocesana che in te ha sempre visto un uomo di preghiera, un pastore attento e paterno nella direzione spirituale e nella confessione, un credente capace di lasciarsi provocare da quella Parola che poi è divenuta il punto focale di tutta la tua azione pastorale e che te la fa spezzare agli altri non come esteta o cultore ma come discepolo innamorato”.
Risiede qui il segreto per un itinerario che pone il chiamato, il pastore d’anime nelle condizioni di essere guida credibile e testimone coerente. Questo ha augurato Seccia a don Pierino affermando: “ho potuto toccare con mano la serietà e la costanza del tuo essere pastore, anche in questa comunità, che nutri, alimenti e guidi cercando di raccontare la forza e la bellezza di un incontro, quello col Signore, che ti ha plasmato e ti ha permesso di incarnarlo ogni giorno della tua vita: l’augurio che, come vescovo ti rivolgo, è quello di non perdere mai questo tratto essenziale del tuo essere presbitero”.
Al termine della celebrazione, l’abbraccio del pastore, la foto di rito con i confratelli presbiteri presenti e il concerto d’organo “Rendiamo grazie a Dio” a cura del maestro Tonio Calabrese e del soprano Francesca Mazzeo hanno fatto calare il sipario su una settimana di grazia per la comunità parrocchiale di San Lazzaro e per la Chiesa diocesana tutta.