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È mattina e il sole splende già alto illuminando le acque calmissime del Mar di Galilea. C’è una impressionante distesa di gente che attende Gesù, i loro volti parlano.

 

 

Nel silenzio, il Maestro comincia a gridare tante volte: “Beati... beati... beati”. Coloro che stanno più lontano, ai margini, riescono a distinguere solo quella parola, ma comprendono che sta parlando di una felicità per loro. Parla dei poveri, dei puri di cuore, dei miti. Ad ascoltarlo una donna ripudiata dal marito dopo essere rimasta incinta di lui. Si chiama Rebecca. È ancora bellissima, nonostante la vita di stenti. Tiene gli occhi bassi per la vergogna. Suo figlio Yeoshua, prima che lei riuscisse a trattenerlo, è salito di corsa per avvicinarsi al Nazareno.

 

 

Al piccolo rimangono impresse soltanto poche parole di Gesù. “Beati quelli che sono nel pianto, perché verranno consolati”. “Nel pianto...”, come sua madre. Il piccolo si alza di scatto, si precipita da lei. “Mamma, sei beata anche tu, perché piangi... Lo ha detto lui! Ha detto che sarai consolata!”. “Non c’è nulla di veramente sbagliato in me”, pensa Rebecca. “Non sono maledetta...”, ripete, solleva gli occhi per contemplare il Maestro che continua a parlare. Stava parlando anche per lei, proprio per lei.

 

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