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L’incontro è il primo passo, seguirà la conoscenza e la valorizzazione delle diverse esperienze culturali e di vita, infine la ricerca continua dell'equilibrio nel difficile dialogo tra culture e tradizioni verso "un centro di gravità permanente".

 

 

Con questa citazione, sabato scorso presso la chiesa di Sant’Irene a Lecce, ha avuto inizio la manifestazione “Takohemi Magkita” (che significa incontriamoci), promosso dall’Ufficio Migrantes dell’arcidiocesi di Lecce, nella persona del direttore dell’Ufficio, Cesare De Giorgi, dalle comunità cittadine albanesi (Takohemi) e quelle filippine (Magkita). Questo momento d’incontro fra culture nasce dalla voglia di celebrare anche quest'anno la 110ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, voluta da Papa Benedetto XV.

Dopo i saluti del rettore della chiesa di Sant’Irene, don Antonio Montinaro, e del direttore De Giorgi, gli studenti del liceo scientifico Banzi di Lecce hanno dato il via allo spettacolo che ha visto incrociarsi e mescolarsi, tra canti, danze e letture contemporanee, la cultura italiana, albanese, arberesh, grecanica, filippina e africana, nel tentativo di dar vita ad un’armonica rappresentazione, capace di raccontare l'importanza, la bellezza e la scoperta dell'incontro.

Il liceo scientifico Banzi di Lecce da sempre accoglie ed è accolto, ospitando, ogni anno, ragazze e ragazzi da tutto il mondo grazie al progetto intercultura, che ha l’obiettivo di rafforzare l'idea di pace e di uguaglianza tra culture diverse.

L'intervento delle ragazze e dei ragazzi del liceo, strutturato in quattro quadri diversi, ha donato ai presenti un messaggio di coraggio e di speranza all'umanità intera che, attraverso la solidarietà e l'amore per l'altro, potrà dirsi civile.

A dar vita a quest’intreccio di voci, suoni e danze sono state le associazioni Vatra Jone, Asal student, Filipine Catholica Communita in Lecce (Fccl), la Schola Cantorum “Sacro Cuore”, dell’Associazione Volontari Caritas di Lecce odv e del CSV Brindisi Lecce.

Il contributo che si può dare oggi più di ieri è quello d'impegnarsi con tutte le forze a far crescere il desiderio di una umanità unita, nella promessa sincera, leale, positiva e concreta dell'incontro con l'altro, per amarlo a partire dalle differenze che rendono bella e varia l'umana unità.

 

 

 

 

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