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“Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere”. In un post sulla propria pagina Facebook, la Caritas Italiana riprende le parole di Papa Francesco a Lampedusa nel 2013, ricordando i morti in mare, per commentare il naufragio di Capodanno, in cui si contano solo 7 sopravvissuti e 20 dispersi.

 

 

“Il naufragio di Capodanno rende tragicamente attuale la pratica dei corridoi umanitari, una delle proposte che Caritas Italiana rivolge alle comunità che vogliano vivere il Giubileo della speranza come un tempo generativo e umanizzante”, scrive la Caritas, nel post, nel quale evidenzia: “Un drammatico passaggio dal vecchio al nuovo anno, quello delle persone imbarcatesi la sera del 31 dicembre in Libia con il sogno di raggiungere le coste europee. Venti di loro, fra cui cinque donne e tre minori, sono cadute in mare e si sono disperse con il loro sogno. Solo sette i superstiti, tra cui un bimbo di otto anni, che hanno potuto raggiungere Lampedusa”. 

Da diversi anni, ricorda Caritas Italiana, “la Chiesa italiana attua, attraverso le comunità diocesane coinvolte nell’accoglienza, accompagnate da Caritas Italiana, il progetto dei ‘Corridoi umanitari’, che consentono l’arrivo legale e sicuro in Italia a profughi in condizioni di particolare disagio, a causa di malattie, guerre o persecuzioni nei loro Paesi”. A questo si aggiunge l’impegno per i “Corridoi universitari”, “un percorso di ingresso regolare e sicuro per rifugiati che permette loro di proseguire gli studi universitari in Italia e di inserirsi nella vita accademica e nel tessuto sociale locale”. Inoltre, “si sono concretizzati anche i primi ‘Corridoi lavorativi’ che mirano a creare progetti comuni con le aziende e all’inserimento nel mondo del lavoro, valorizzando e sviluppando le competenze delle persone”. Caritas Italiana conclude evidenziando le vie percorribili per evitare il ripetersi di tragedie come quella di Capodanno: “Eliminare le cause delle migrazioni forzate, aprire vie sicure per le persone che hanno bisogno di protezione, ecco una reazione credibile - oltre a recuperare l’esperienza del piangere - alle morti in mare”.

 

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