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Muoversi nel mondo digitale e quindi immateriale di internet, dà l’impressione di avere un impatto zero sull’ambiente. Ma non è così.

 

 

 

L’infrastruttura fisica di internet è fatta di interminabili cavi, colossali data center, router, switch e tutto ciò che serve per portare internet ai quattro angoli del globo. L’impressionante quantità di energia necessaria ad alimentare l’infrastruttura e l’utilizzo di internet porta a un maggiore inquinamento digitale. il 3,7% del totale delle emissioni di gas serra del nostro pianeta sono dovute al nostro utilizzo della rete. Più di quelle causate dall’industria aerea. I soli data center in cui sono archiviate le nostre mail, i nostri post sui social network, i dati di qualunque banca, azienda o istituzione (e molto altro ancora) consumano qualcosa come 200 terawattora l’anno, poco meno dell’1% di tutta l’energia consumata a livello globale.

Una singola email consuma pochissimo - circa 4 grammi di CO2 se priva di allegati - questa piccola somma va moltiplicata per gli oltre 300 miliardi di email che vengono inviate e ricevute ogni giorno in tutto il mondo. Lo stesso vale per i 3,5 miliardi di ricerche quotidiane su Google e in generale per tutte le più banali attività svolte da 4,1 miliardi di utenti internet (il 53,6% della popolazione), che nel mondo occidentale e avanzato sono responsabili ciascuno della produzione di circa 80 chili di gas serra l’anno.

Un singolo tweet causa 0,2 grammi di emissioni serra, mentre i messaggi inviati via WhatsApp o Messenger hanno un impatto appena superiore a quello delle email (ma la loro frequenza è molto superiore). Ovviamente, anche in questo caso un ruolo importante lo giocano la quantità di allegati, foto e anche emoji spediti.

I video in streaming rappresentano il 60% del traffico totale dei dati che viaggiano su internet, generando oltre 300 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno.  Le piattaforme di film e serie tv, i video sui social network, siti come YouTube, causano un inquinamento che continua a crescere anno dopo anno, a mano a mano che aumenta la qualità e la definizione dei video e quindi la quantità di dati da spostare da una parte all’altra del globo

Come si può fare ecologia digitale? La parola d’ordine degli esperti è sobrietà. Cambiare smartphone ogni tre anni invece che ogni due ha un enorme impatto positivo sul pianeta, perché permette di risparmiare i minerali preziosi destinati alla sua produzione e tutta l’energia necessaria a produrlo e distribuirlo nel mondo. Lo stesso vale ovviamente anche per i personal computer: Evitare i messaggi di WhatsApp di “buongiorno o buonanotte” ricchi di immagini, farebbe bene al pianeta, oltre a non intasare la memoria dei cellulari. Sobrietà digitale, quindi, per fare bene al pianeta, e a noi tutti.

 

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