“E’ un ottimo segnale e un importante passo avanti. Non sarà risolutivo perché i fondi non sono moltissimi, ma finalmente le istituzioni cominciano a comprendere che la popolazione ha bisogno di supporto psicologico, e che questo non è una tipologia di aiuto di serie B”.
Ad esprimere soddisfazione per l’approvazione del “bonus psicologo” da parte delle Commissioni riunite affari costituzionali e bilancio è Michela Pensavalli, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice dell’Istituto di terapia cognitivo interpersonale (Itci) di Roma e consigliere dell’Ente di previdenza degli psicologi (Enpap).
In concreto si tratta di 20 milioni che andranno alle strutture del Ssn, metà per il potenziamento di quelle già esistenti e il reclutamento di professionisti sanitari, e metà per quei cittadini che, in base all’Isee, potranno chiedere un ristoro di fronte alle spese per sedute di psicoterapia, cifra che potrà arrivare fino a 600 euro a persona.
“Non bisogna arrivare a patologie psichiatriche gravi per avere diritto a un sostegno - prosegue l’esperta -; anzi, è importante intervenire ai primi segnali di disagio per tentare di prevenirle”. E la sofferenza psicologica negli ultimi due anni è aumentata in modo significativo e trasversale. Per Pensavalli è importante prendersi cura anzitutto dei giovani: “bambini e ragazzi che manifestano gli effetti della pandemia con segni di disagio crescente e fino ad oggi non abbastanza considerati. Sono loro stessi a chiedere lo psicologo nella scuola”.
Secondo l’esperta, “il passaggio successivo dovrà essere l’istituzione negli istituti scolastici di figure autorevoli e di riferimento stabile per i ragazzi”. Così come occorrerà diffondere e stabilizzare la figura dello psicologo di base “che finalmente sta prendendo piede in alcune regioni d’Italia”. “A piccoli passi - osserva - la psicologia procede, e questo è un ottimo segnale”. Tuttavia, non solo luci: “le risorse sono limitate e non potrà usufruirne che una platea di cittadini minima rispetto a tutti quelli che ne avrebbero bisogno”.
Motivo di preoccupazione per Pensavalli è anche la capacità effettiva delle famiglie bisognose di farne domanda: “C’è un mondo sommerso di famiglie realmente in grave difficoltà che faranno fatica ad ottenere questo sussidio statale”. In ogni caso, conclude, “è importante valorizzare il segnale positivo che arriva dalle istituzioni. Poi procederemo con piccole battaglie sui territori regionali”.