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Negli ultimi due anni, in particolar modo, ma anche precedentemente, vediamo un progressivo ritiro dei giovani nel modo virtuale.

 

 

 

Prendiamo ad esempio uno dei giochi più famosi: Call of Duty, questo gioco in Italia in teoria è vietato ai minori di 18 anni, ma sono tanti i genitori che giocano con i propri figli, anche di 8 o 9 anni, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

Un altro: GTA5 è la storia di un delinquente che si fa strada a suon di atti criminali, da interpretare in prima persona. In una delle missioni obbligatorie (per potere finire il gioco non può essere omessa) si deve “interrogare” un prigioniero per farsi indicare il bersaglio finale. Interrogatorio svolto con: pinze per cavare denti; chiave inglese, da sbattere con forza sulle gambe; cavi elettrici per elettroshock; e quando al prigioniero si arrestano i battiti cardiaci, una bella iniezione di adrenalina nel cuore per riportarlo in vita. Tutto questo su ordine di alcuni poliziotti corrotti. Questi dettagli sono noti ai genitori?

Chi è andato ad acquistare un videogioco, si sarà subito reso conto che, nel momento dell’acquisto, nessuno chiede per chi sia il gioco, non viene offerta un’evidenza pedagogica del gioco, non viene chiesta l’età del destinatario. L’importante è che si acquisti il più possibile.

Una recente ricerca ha evidenziato quanto per i giovanissimi, sia importante il mondo virtuale per alcuni ineluttabili motivi:

  1. Posso essere ciò che non sono, senza sforzo e senza mai perdere o vincere veramente.
  2. I videogame suscitano emozioni forti, come quelle che si potrebbero provare sulle attrazioni di un parco giochi, ma virtuali. Che scatenano adrenalina ma stando fermi al proprio computer.

È evidente, quindi che il “virtuale” toglie spessore all’esperienza, pensiamo al fenomeno delle risse, attualmente diffuso tra gli adolescenti un po’ in tutta l’Italia. Sembra proprio che i ragazzi abbiano perso il confine tra videogioco e realtà, per cui si buttano in una rissa come stessero in un videogioco.

La Montessori diceva che la mano è lo strumento della conoscenza, oggi capita di ascoltare insegnanti della materna che raccontano di come i bambini non sappiano più giocare all’aperto, ma sanno perfettamente come utilizzare un tablet di ultima generazione.

Non sottovalutiamo certi atteggiamenti. E soprattutto informiamoci.

 

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