Una babygang colpisce ancora a Perugia questa volta e, contro una donna ucraina. Il branco l’ha accerchiata, sbarrandole la strada.
“Sei ucraina?”. La vittima, una donna ucraina 56enne che da tempo vive e lavora a Perugia, non ha potuto fare altro che rispondere alla domanda dei baby teppisti. Poi l’aggressione verbale e il gesto violento, sconsiderato. Sulle sue mani i giovani bulli hanno scagliato una sostanza liquida corrosiva, presumibilmente acido, che le ha provocato un’ustione. Ma prima le hanno chiesto, mentre qualcuno riprendeva con il cellulare: “Cosa pensi della guerra?”.
La donna ucraina, spaventata sussurra di desiderare la pace. A quel punto, come confermato anche da alcuni testimoni, la vittima è stata bloccata e imbrattata con una sostanza liquida.
Le babygang purtroppo, sono un fenomeno “globalizzato”, spalmato in tutta Italia. Il loro primo scopo è un diventare famosi all’interno del gruppo di riferimento. Costi quel che costi. L’orrore viaggia su chat di gruppo, Instagram, TikTok, Facebook. Tutto per diventare famosi, per essere temuti come gruppo e come singoli. “Ci sono due aspetti che colpiscono: queste violenze di branco sono del tutto scollegate da qualsiasi ideologia”, lo afferma la dott. Laura Dalla Ragione psichiatra e psicoterapeuta. “Qui c’è proprio la ‘banalità del male’, atti gratuiti privi di pensiero e tensione ma per questo molto pericolosi. E poi c’è l’analfabetismo emotivo: questi giovani non hanno consapevolezza, pentimento né senso di colpa, i loro sono comportamenti compulsivi, infantili, primitivi. Un gioco, invece è violenza pura". Esibizione che spesso conduce all’emulazione. Ci troviamo di fronte a baby gang miste che si aggregano per passare la serata senza un vero obiettivo, solo per fare qualcosa di eclatante, filmabile e comunicabile”. Alcuni agenti l’hanno ribattezzata: “Prepotenza autorizzata”, nel senso che da una parte i genitori lasciano crescere criminali sotto i propri occhi (il disagio è sociale, ma anche familiare), dall’altra le forze dell’ordine risultano impotenti. Le gang se ne infischiano delle divise. “Quando intervieni, essendo minorenni, in pratica non li puoi toccare”. Se vengono arrestati, spesso si ritrovano solo con obblighi di firma o servizi sociali. Difficilmente il carcere. Sono insomma consapevoli di essere “intoccabili”. E agiscono di conseguenza.
Non possiamo limitarci a giudicare e condannare. Bisogna far emergere la necessità di questa emergenza educativa che riguarda in primo luogo la famiglia, che dovrebbe essere aiutata e supportata a capire, e poi la scuola che è impreparata a questo tipo di difficolta.