Sacralità della vita, rispetto e dignità della persona sono esigenze ‘non negoziabili’ per ogni esser umano!
L’accanimento mediatico di questi giorni contro Lele Spedicato dei Negramaro, che lotta tra la vita e la morte in una stanza dell’ospedale di Lecce, evidenzia una stortura comunicativa, psicologica e pedagogica che viene amplificata in modo innaturale dal web.
La rivoluzione tecnologica che è avvenuta dagli anni Novanta in poi ha stravolto secoli di storia della conoscenza.
La vera rivoluzione, però, non è tanto nelle nuove tecnologie, quanto nei nuovi comportamenti che abbiamo adottato.
L’abuso dei social network può portare all’isolamento come conseguenza della ‘nomofobia’ (dipendenza dalla rete). Inoltre i cybernauti, nel loro ritiro sociale web-mediato, vedono l’aggressività che non riesce ad essere usata nella vita di relazione, accumularsi dentro e diventare rabbia.
Tutto, allora, ruota intorno alle diverse modalità di relazione con l’altro!
I cybernauti sono diventati abilissimi nel rappresentare le emozioni, un po’ meno nel viverle; sono in grado di vivere su due diversi registri cognitivi e socio-emotivi, quello reale e quello virtuale, generando una comunità tecno-referenziata poiché non hanno più come riferimento la comunità adulta (Cfr. T. Cantelmi, L’era digitale e la sua valenza antropologica: i nativi digitali, 17 aprile 2010 www.zenit.org).
Ecco profilarsi una nuova emergenza: l’emergenza educativa. Tonino Cantelmi definisce i genitori di oggi, utilizzando una famosa metafora, ‘genitori liquidi’. Si tratta di genitori che appartengono alla generazione-di-mezzo, capaci di utilizzare la tecnologia digitale ed anzi da essa affascinati, che hanno un profilo su facebook come i loro figli, che tentano di imitare i figli stessi utilizzando il loro dialetto tecnologico e che sono pienamente avvolti dalle dinamiche narcisistiche del contesto attuale. Sono genitori affettuosi, preoccupati per i loro figli, accudenti, ma che hanno rinunciato ad educare, cioè a trasmettere visioni della vita, narrazioni, assetti valoriali e di significato, riflessioni di senso.
Attualmente, pensare di controllare i figli con divieti o dispositivi di filtro non è più possibile. Arrivare al controllo implica la convinzione di non poter più educare!
L’unica strategia possibile è nella negoziazione, cioè nel cercare una soluzione condivisa.
Secondo il Prof. Rivoltella dell’Università Cattolica, questo percorso prevede tre tappe fondamentali: il genitore deve 1) accompagnare il figlio, dal punto di vista educativo, dialogando con lui su come opera con i media; 2) fargli alternare l’utilizzo dei media per diversificare dipendenza e ossessioni; 3) mirare all’autoregolazione (obiettivo vero dell’educazione) che è la capacità del figlio di limitarsi da solo, dopo aver sviluppato competenze critiche e di responsabilità.
Trasversalmente, una educazione adeguata è legata alla capacità dell’adulto di agire sullo sviluppo delle potenzialità empatiche del figlio, sul miglioramento delle sue capacità di controllo dell’impulsività, sullo sviluppo di una sana stima di sé e, infine, sulla costruzione di una relazione fiduciaria tra i ragazzi e l’adulto di riferimento.
Considerando l’amplificazione che avviene sulla rete, gli strumenti digitali alzano la posta dell’etica e aumentano la visibilità di forme espressive problematiche, ma forniscono anche i modi per combatterle.
L'educazione alla cultura della comprensione, dell'empatia e di quella pietas latina che sembra essere uscita dal dna contemporaneo, potrebbero essere una soluzione per sopravvivere e modificare certi atteggiamenti.