Sono tante le discussioni in questo momento, sul ddl Zan. Prevenire e contrastare il manifestarsi di discriminazioni o violenza, nei confronti di qualcuno, a motivo della sua disabilità o del suo modo di vivere la sessualità, è un obiettivo doveroso.
Ma se una legge intende allargare la questione sull’educazione o su quale sia il modo più giusto per educare i figli a un vero rispetto di tutte le differenze, è doveroso porsi alcune questioni.
La prima questione riguarda la necessità di specificare il modello cui intendiamo fare riferimento.
La posizione di un adulto nei confronti del bambino è sempre una posizione asimmetrica, che permette e comporta una grande influenza dell’adulto sul bambino.
La domanda educativa è in che direzione riteniamo sia ben orientare i bambini ed i ragazzi? E a quali valori facciamo riferimento? La società occidentale ha avuto fino ad oggi un riferimento preciso, fondato sulla centralità della persona.
Chi si ispira all'antropologia cristiana non può che difendere sempre e comunque la vita e la persona, ogni vita, sia essa del bambino non ancora nato, o il morente ed anche l'omosessuale o transessuale: ogni vita è preziosa e merita sempre cura e pieno rispetto. L’identità cristiana, però, ci dà anche il valore del maschile e del femminile, la loro differenza e reciprocità.
L'articolo 1 del ddl Zan, definisce all'interno di una legge cosa si debba intendere per sesso, genere orientamento sessuale, e mostra di aggirare in modo grave e non innocente la questione. Prevede di introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado una formazione orientata, una visione non dichiarata e non abbastanza discussa. Ora formulare programmi educativi richiede una conoscenza approfondita dell'età evolutiva, parlare di sesso con i bambini, richiede una conoscenza approfondita delle differenze che esistono tra l'adulto e il bambino. Prima della pubertà i pensieri infantili sono astratti; il contatto precoce con la sessualità degli adulti per i bambini, può essere un elemento assai disturbante che lo potrebbe spaventare e confondere.
È necessario, indispensabile, riflettere e ascoltare la voce di coloro che pur avendo a cuore la tutela da ogni possibile discriminazione, non si rassegnano a scorciatoie pericolose. Ognuno di noi deve chiedersi quale tipo di uomo e di donna vogliamo indicare ai bambini di oggi e domani, come modello per una felicità possibile. Serve un dialogo aperto, discutere è sempre lecito e costruttivo.