“Poiché nel nostro Paese la maggior parte delle nascite avviene, ancora oggi, all’interno del matrimonio (i due terzi nel 2019), si ritiene che, in assenza di modifiche nei comportamenti, il crollo dei matrimoni osservato nel 2020 potrebbe portare a una riduzione valutabile in 40mila nati in meno entro il 2023.
Si tratta di una perdita evitabile solo qualora si riuscisse a favorire un riaggiustamento del calendario della nuzialità e della fecondità delle giovani coppie”. Lo ha affermato ieri il presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo, presentando alla Camera dei deputati il “Rapporto annuale 2021. La situazione del Paese” dell’Istituto.
“L’evoluzione della popolazione nel 2020 e le prime evidenze riferite al 2021 - ha spiegato - sottolineano come la crisi indotta dall’emergenza sanitaria abbia accentuato le tendenze e le trasformazioni strutturali di un paese che già da decenni vive in assenza di ricambio generazionale e con un universo giovanile sempre più portato a ritardare le tappe della transizione verso la vita adulta, a causa delle crescenti difficoltà nell’impostazione, prima ancora che nella realizzazione, dei progetti di vita. La prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine, già tradizionalmente legata all’allungamento dei tempi formativi, alle difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro e alla precarietà dell’occupazione, ai problemi di accesso al mercato delle abitazioni, ha ulteriormente risentito delle prospettive di crisi economica e di incertezza indotte dalla pandemia, cui si sono sommati gli effetti immediati del calo delle migrazioni e del crollo della nuzialità”.
“Un effetto di freno ai concepimenti - quand’anche al momento da intendersi più in chiave prospettica che non come dato acquisito - è verosimilmente quello dovuto alla diffusa procrastinazione del momento del matrimonio indotta dall’emergenza”, ha proseguito Blangiardo, sottolineando che “il persistente e tendenzialmente più accentuato calo delle nascite, lo straordinario eccesso di mortalità e l’inversione di segno delle migrazioni nette hanno accelerato una tendenza al declino della popolazione che era già in atto dal 2014”.
Il presidente dell’Istat ha affrontato tutti i principali contenuti del rapporto evidenziando le “tematiche cruciali per trasformare il superamento della crisi in una occasione di rilancio e di ricostruzione”. “Oggi, caso unico nella storia recente, gli interventi possibili sono commisurati all’ampiezza delle risorse mobilitate per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese dal Pnrr nell’ambito del piano per il Next Generation Eu”.
“Occorre ricordare - ha ammonito - che la grande disponibilità di risorse finanziarie sarà opportunità di sviluppo soltanto se si attiveranno processi decisionali e di realizzazione tempestivi ed efficienti, in grado di superare talune, ben note, incapacità dell’azione amministrativa”.