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Una pillola anti-Covid-19 che dimezza ricoveri e decessi. Se approvato, il Molnupiravir dell’industria farmaceutica Merck potrebbe essere “il primo farmaco antivirale per il trattamento dell’infezione da Sars-Cov-2. E si tratta di un farmaco maneggevole perché somministrabile a casa per via orale”.

 

 

 

Lo afferma Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive al Policlinico Gemelli di Roma.

“Quello che stiamo valutando è il risultato - annunciato dall’azienda produttrice - di una interim analysis di fase III condotta su un totale di 775 pazienti trattati in un centinaio di diverse località nel mondo compreso un sito in Italia. Una valutazione su un numero non elevato di soggetti, ma comunque un risultato importante”, spiega l’esperto.

Il dato, prosegue, “ci dice che, se somministrato precocemente nelle forme lievi-moderate, quelle osservabili a domicilio e che non sappiamo se saranno candidabili al trattamento con gli anticorpi monoclonali, questo farmaco orale, un analogo ribonucleosidico che inibisce la replicazione del virus, consente di dimezzare il rischio di ricovero: nei soggetti non trattati è stato infatti circa il 14%, contro il 7% dei soggetti trattati”. Inoltre, “nel gruppo dei soggetti trattati non si sono osservati decessi mentre se ne sono registrati otto nel gruppo dei non trattati”.

Quali sono i candidati a questo trattamento, qualora venisse approvato? “I soggetti che non si possono vaccinare, ma - avverte il professore - il Molnupiravir non deve assolutamente essere considerato un sostituto del vaccino che ha un’efficacia decisamente maggiore. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, il vaccino previene oltre il 90% di rischio di forme gravi e ospedalizzazione. Qui si parla del 50%: un buon risultato; tuttavia, si tratta di due ambiti importanti, ma totalmente diversi, che non vanno confusi”.

 

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