Non solo riaperture e capienze di locali pubblici, stadi, musei, cinema, teatri. Sul tavolo del Consiglio dei ministri c’è anche la questione delicata della tutela dei minori, in particolare coloro che sono vittime di “revenge porn”.
In particolare le norme previste dalla bozza prevedono che «chiunque, compresi i minori ultraquattordicenni, abbia fondato motivo di ritenere che immagini o video a contenuto sessualmente esplicito che lo riguardano, destinati a rimanere privati, possano essere oggetto di invio, consegna, cessione, pubblicazione o diffusione senza il suo consenso», «può rivolgersi, mediante segnalazione o reclamo, al Garante, il quale, entro quarantotto ore dal ricevimento della richiesta, provvede» ad intervenire. Quando le immagini o i video riguardano minori, la richiesta al Garante può essere effettuata anche dai genitori o dagli esercenti la responsabilità genitoriale o la tutela», prevedono inoltre le norme sul tavolo del Cdm.
Un salto in avanti notevole, che pone al centro dell'attenzione una fascia d'età, quella dei minori di 18 anni, che sempre più spesso è proprio oggetto di revenge porn.
La pratica del revenge porn è fra le più subdole e meschine. In sostanza pratica revenge porn chi diffonde immagini intime di qualcuno senza il suo consenso e con scopi vendicativi, estorsivi o ricattatori. Con la possibilità data dal nuovo decreto, il revenge porn diventa un reato che coinvolge tutte le fasce d'età in modo ufficiale. Il che, però, rappresenta anche una responsabilità per chi fa segnalazione al Garante: il caso per cui si presenta ricorso non può e non deve essere un modo per vendicarsi di qualcuno attraverso una segnalazione infondata. Dall'altro lato, dà anche ai minorenni e ai genitori la possibilità di intervenire in modo deciso per combattere quello che è a tutti gli effetti un reato.