Oltre che una delle serie più viste del momento, Squid Game è diventato soprattutto un caso oggetto di polemiche e allarmi da parte delle istituzioni.
“In effetti i bambini imparano molto per imitazione e i personaggi che vincono, che hanno un potere sugli altri, attirano molto la loro attenzione, perché essi si percepiscono in una posizione di inferiorità rispetto agli adulti. Se poi i personaggi ‘forti’ vengono proposti in un videogioco dagli stessi adulti, si sentono incoraggiati a imitarne i comportamenti”, commenta la professoressa Anna Oliverio. Un teenager può essere imprudente perché sottovaluta il rischio, ma può anche esserlo perché sopravaluta la ricompensa che dal rischio può derivare, come mostrare il proprio coraggio, essere ammirato dagli amici, avere il loro consenso e il loro rispetto. Sentirsi apprezzati e parte del gruppo aumenta la loro autostima”. Ferraris, ordinario di Psicologia dello sviluppo dell’università La Sapienza di Roma.
Ma Squid Game è diventato soprattutto un caso oggetto di polemiche e allarmi da parte delle istituzioni. La denuncia più recente arriva dall’Inghilterra, dalla contea di Bedfordshire. Il consiglio comunale, a partire dalle segnalazioni del team che si occupa dei programmi di tutela e salvaguardia dell’educazione, ha allertato le famiglie su una serie di casi che hanno coinvolto numerosi minorenni. In una mail rivolta a familiari e tutori legali, riporta il Guardian, hanno consigliato di “tenere gli occhi ben aperti e rimanere vigili”.
La ragione? “Il numero crescente di report che registrano un sensibile aumento della percentuale di bambini e adolescenti invischiati in competizioni violente ispirate a Squid Game. Un teenager può essere imprudente perché sottovaluta il rischio, ma può anche esserlo perché sopravaluta la ricompensa che dal rischio può derivare, come mostrare il proprio coraggio, essere ammirato dagli amici, avere il loro consenso e il loro rispetto. Sentirsi apprezzati e parte del gruppo aumenta la loro autostima”.
La violenza eccita, mette in circolazione adrenalina, suscita emozioni forti, questo è il motivo per cui la violenza può avere la meglio sulla paura e anche sul senso di pietà nei confronti delle vittime. Ecco perché in questi giorni è partita una petizione per bloccare la visione di Squid Game. La proposta arriva da Fondazione Carolina, la Onlus dedicata a Carolina Picchio, prima vittima di cyberbullismo in Italia, che si occupa da anni del benessere dei minori sul web. Un appello allargato anche alla Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza.
Quello di Fondazione Carolina non è un atto censorio, ma risponde alla necessità di far fronte alla sconfitta dei parental control e alla crisi della genitorialità. I grandi assenti sono proprio i genitori. Non solo in termini di presenza, ma anche in funzione di quel controllo e di quell’ attenzione che hanno rinunciato ad esercitare. Ecco, dunque, che il percorso di crescita dei cittadini di domani rischia di essere affidato all’ autarchia inanimata dei social, dove un algoritmo decide cosa un bambino, un teenager, una ragazza può guardare, emulare, comprare, pensare. Ancora prima di aver sviluppato un senso critico, una personalità, un giudizio.
Mio figlio ha picchiato la sua amichetta mentre giocava a Squid Game». “A mia figlia hanno rovesciato lo zaino fuori dalla finestra dell’aula perché ha perso a Squid Game, non vuole più uscire di casa. “I miei figli non sono stati invitati alla festa del loro compagno, perché non vogliono giocare a Squid Game”. Sono solo alcune delle testimonianze arrivate a Fondazione Carolina; un campione allarmante rispetto ad una serie che racconta violenza, alienazione e dipendenze con la semplicità dei giochi d’ infanzia.