“Questa ricerca è una miniera. Per la prima volta tutti i dati sono resi disponibili, chiunque può accedere sul sito per leggere le 164 interviste” (LEGGI).
A ricordarlo è Roberto Cipriani, professore emerito di sociologia dell’Università di Roma Tre, curatore dell’indagine “L’incerta fede. Un’indagine quali-quantitativa in Italia” (GUARDA) che segue il lavoro svolto già con una indagine analoga nel 1994. “Questa ricerca - ha continuato - è un punto di riferimento perché è un appuntamento a distanza di una generazione che alcuni studiosi hanno pensato di stabilire”.
Il docente ha citato alcuni dati emersi dall’indagine: “Il 14% fa la comunione e il 22% partecipa alla messa la domenica. Sulla felicità è interessante che sia soddisfacente per 154 su 164 intervistati. La sofferenza è presente in quasi il 70% degli intervistati. Pregano una volta l’anno il 20%. Tre quarti della popolazione ha questo momento di contatto e non è da trascurare”.
In particolare, su Papa Francesco, l’indagine si è soffermata sull’analisi dei sentimenti. Il Pontefice argentino appare più apprezzato dei suoi predecessori (Benedetto XVI e Giovanni Paolo II). Francesco è definito “Papa da aperitivo”, una persona aperta e colloquiale, vicina, simpatica. “Gli orientamenti positivi sono il 33,2%, i neutrali il 46,4% e i negativi il 20,3%”. “La religione vissuta è marginale nel quotidiano, non è un fulcro. La pratica religiosa è diminuita rispetto al 1994”.
In conclusione, il docente ha commentato: “I risultati dell’indagine portano a formulare una ‘teoria dell’incerta fede’ che fa prevedere un futuro della religione in Italia piuttosto in chiave di dubbio, ma senza che vi siano differenze abissali tra quantità e qualità dei credenti da una parte e dei non credenti dall’altra. Si può prevedere una tenuta della Chiesa cattolica come istituzione, nonostante possibili crisi. La pratica religiosa non si incrementerà ma nemmeno risulterà bassissima. La non credenza crescerà, però senza raggiungere dimensioni eclatanti. Nuovi orizzonti si apriranno in chiave di spiritualità, non legata tuttavia all’esperienza liturgica ufficiale delle Chiese e delle religioni. La credenza in Dio si articolerà diversamente nelle forme e nei contenuti, restando comunque centrale nel vissuto della maggioranza”.
“L’inchiesta tocca un ganglio della nostra vita collettiva e ve lo dice un uomo serenamente ateo”. È il commento di Corrado Augias, scrittore e giornalista. “Il declino della vita spirituale è un dato evidente e dobbiamo chiederci il perché accade e quali siano le conseguenze. Il perché è chiaro: la cultura digitale e i cambiamenti che definisco antropologici hanno dato un colpo definitivo. La religiosità appartiene a gruppi ristretti”. “Ammiro e compiango Papa Francesco - ha concluso Augias - perché il suo compito è di una difficoltà immensa. Ci sono poche speranze di cambiare la situazione. La rivoluzione della rete è irreversibile e in continuo aumento”.
“Oggi - ha aggiunto lo scrittore e docente Eraldo Affinati - siamo di fronte a un mondo nuovo. Papa Francesco è consapevole di rinnovare il linguaggio. Da insegnante osservo che molti ragazzi non si avvalgono della lezione di religione ma quando li affronti mostrano una esigenza di spiritualità fortissima. C’è una interruzione di comunicazione fra la Chiesa e i giovani. Ci sarebbe bisogno di adulti credibili in grado di incarnare i valori nella loro vita”.