Dopo il nostro articolo siamo stati contattati da genitori ed insegnanti preoccupati perché convivono con bambini e adolescenti (under 14) inchiodati davanti alla televisione per guardare “Squid Game”: la serie coreana continua a spopolare su Netflix ed è diventata in meno di due settimane il titolo più visto della piattaforma streaming.
Certo, i dati devono essere ancora confermati in riferimento alle visualizzazioni raggiunte nelle prime quattro settimane dall’uscita, ma certo è che di “Squid Game” parlano tutti. Ci sono challenge già diffuse nelle principali piattaforme online e ci sarà certamente almeno un’altra stagione. Le persone stanno comprando ogni tipo di gadget: formine per dolci, maschere per bambini, magliette, card ecc… Un hotel in Italia, sta già organizzando il gioco dal vivo, senza morti ovviamente, ma con le stesse dinamiche del gioco.
Non ci dobbiamo scandalizzare se i bambini imitano i giochi di Squid Game. L’imitazione è alla base dell’apprendimento, è un processo naturale nei bambini, è una forma vera e propria di apprendimento. Tutti noi nella nostra infanzia abbiamo imitato i personaggi dei cartoni o quello che faceva un genitore o una persona a noi vicina. L’imitazione è un processo cognitivo che può agire su due piani, sia conscio che inconscio, al quale si somma anche l’apprendimento per effetto del gruppo e per riflesso ai comportamenti degli altri. Anche gli psicologi pugliesi hanno lanciato un allarme sul rischio di emulazione.
Nel 2015 e nel 2016 si è parlato dei bambini che imitavano Gomorra e, negli anni precedenti, e ancora oggi, c’è stato un allarme più generale relativo alla potenziale influenza negativa dei videogiochi violenti. Ora abbiamo numerosi docenti di scuole primarie che denunciano la riproposizione dei giochi di Squid Game da parte dei loro piccoli alunni che puniscono i “perdenti” con la violenza fisica. Il problema è che i bambini sono immersi completamente all’interno di questi stimoli e ne sono bombardati. Questa continuità e quotidianità gli fa introiettare queste azioni “normali”. Dobbiamo disintossicare questi bambini, li dobbiamo portare fuori da questo mondo che non è normale. Non li possiamo togliere da questa società e portare su un altro pianeta, ma possiamo dargli dei limiti e dei valori, contenimento, coerenza e stabilità, che è quello che manca oggi ad una società basata sulla competitività esagerata, sull’esaltazione e su una estremizzazione di tutto.
La serie è vietata ai minori di 14 anni. Come è possibile che il 90% dei bambini di una classe elementare l’abbia invece visto? Gli insegnanti, si ritrovano spesso alle prese con bambini che invece di giocare, rischiano di farsi male. Una suora di un istituto leccese ci conferma che i bambini di una terza elementare, stavano facendo il gioco del calamaro. Giocavano poi ad un, due, tre stelle e chi si muoveva veniva picchiato dagli altri.
La scorsa settimana sono dovuti intervenire i carabinieri in una scuola media di Roma. Mettere dei paletti alla visione di specifici contenuti è fondamentale per crescita dei più piccoli. Un ‘no’ per essere efficace deve essere accompagnato da una spiegazione plausibile, comprensibile e accettabile. Ma deve rimanere un ‘no’.