Nella giornata contro la violenza sulle donne, occorre considerare anche i forti cambiamenti che investono le famiglie oggi. Non ci sono più biografie “normali”, ma diverse modalità di “fare famiglia”, ciascuna delle quali si accompagna a specifici rischi e potenzialità.
L’instabilità coniugale amplia la platea di madri sole, a maggiore rischio di caduta in povertà; il crescente numero di famiglie di origine straniera pone nuove sfide alle istituzioni educative e socio-sanitarie; il grande ritardo nell’uscita di casa dei giovani contribuisce a causare bassi tassi di fecondità; le donne di mezza età si confrontano sempre di più, oltre che con il mondo del lavoro, con un doppio carico di cura, come figlie di anziani e come madri; il mercato non è ancora attrezzato ad assecondarle nella conciliazione della vita familiare e di quella lavorativa.
La vita della donna dunque deve essere tutelata. Per le donne che sempre più spesso decidono di lasciarsi alle spalle i maltrattamenti e le vessazioni ci sono due ostacoli grandi: la mancanza di una casa e di un lavoro che le renda indipendenti. In assenza di queste due cose sono molte le donne che accettano il rischio della violenza piuttosto che affrontare la povertà per sé e i propri figli.
I proclami, le manifestazioni si susseguono, ma intorno alle donne c’è troppo spesso un assordante silenzio.
Silenzio per le donne che davvero lottano da sole ogni giorno per portare avanti il loro desiderio di normalità, o ferite da un falso amore. Inchiodate alla quotidianità, sole nelle battaglie, umiliate dalla volgarità, vittime nel loro stesso branco, zittite dalle troppe parole cui spesso non seguono i fatti. Nella giornata contro la violenza sulle donne ricordiamo che il primo passo è l’autonomia e l’indipendenza economica. La realtà,che viviamo,non riguarda solo le donne. Riguarda tutti noi perché la violenza di genere è una pandemia, cronica e strutturale in tutte le culture.