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Sergio Perugini, giornalista e segretario della Commissione nazionale valutazione film della Cei, è intervenuto lo scorso 1° dicembre, all’incontro “Giovani seriali: da Skam Italia a Squid Game.

 

 

 

Il tema: “Guardare la vita attraverso le serie tv”, promosso dalla parrocchia Gran Madre di Dio a Ponte Milvio. Giovani allo specchio e allo schermo: questi i due filoni lungo cui si è snodato l’appuntamento. Si è voluto lanciare un messaggio educativo sulla presenza di tanti film o serie tv che propongono in maniera feconda, la dimensione adolescenziale raccogliendone i sogni, ma anche le fragilità o a volte le dispersioni, la ricerca di sé e il rapporto io-noi».

Tra queste, c’è Skam Italia, il teen drama targato Tim Vision e Netflix, remake dell’omonimo show norvegese, che racconta la vita di un gruppo di ragazzi di un liceo di Roma alle prese con le problematiche tipiche dell’adolescenza. I temi dell’aggregazione tra pari attraverso l’amicizia, elemento di ancoraggio nelle sfide quotidiana, e la famiglia, il mondo adulto troppo spesso distanti. E poi “Strappare lungo i bordi”, la serie animata di Zerocalcare in cui si racconta, tra le altre cose, «l’amarezza che accompagna l’ingresso verso la stagione adulta».

La seconda parte dell’incontro è stata dedicata ai prodotti che con più frequenza attraggono i giovani. Da qui la scelta di partire da Squid Game, la serie Netflix più vista di sempre in cui i protagonisti partecipano a sfide mortali incentrate su giochi pensati per bambini. Il registro della violenza, un terreno che un ragazzo molto spesso percorre senza decodificare.

“C’è una consuetudine alla visualizzazione della ferocia, ha detto Perugini, ma manca la consapevolezza della costruzione narrativa”. “La mediazione educativa, che sia nella dimensione familiare, scolastica o parrocchiale, è un elemento decisivo, soprattutto perché la fruizione seriale è ormai elemento di comunicazione tra pari». Ecco allora l’invito, rivolto agli adulti, «ad avere il coraggio di mettersi in gioco su tutti i temi, perché, se il mondo adulto è timoroso, il rischio è che il giovane vada a trovare risposte altrove”.

 

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